Le “Charter Schools” funzionano? da Norberto Bottani website

USA: scuole statali in appalto

Segnalazione di documenti USA sullo stato delle “Charter Schools” e sui risultati conseguiti dalle scuole statali liberate dall’obbligo di applicare i regolamenti scolastici e i curricoli legali. Difficoltà e problemi di valutazione, incertezze persistenti.

USA: scuole statali in appalto

Il modello delle “Charter Schools” realizzato negli USA agli inizi degli anni 90 è oggetto di polemiche e di critiche sin dagli inizi. I partigiani della scuola statale hanno da sempre denunciato questo modello come se fosse un subdolo attacco mirante a smantellare il servizio pubblico d’istruzione e quindi ad accrescere le disuguaglianze sociali di fronte all’istruzione. I promotori delle “Charter Schools” invece considerano che per migliorare l’efficacia delle scuole e per ridurre le disuguaglianze scolastiche occorra in primo luogo alleggerire il peso della burocrazia scolastica e ridurre l’ingerenza dell’amministrazione nell’organizzazione ed il funzionamento delle scuole. Questa controversia ha avuto come effetto quello di stimolare le ricerche scientifiche sulla validità delle “Charter Schools” e quindi sull’efficacia della scuola. Dopo circa vent’anni la partita rimane aperta. Non ci sono prove evidenti e convincenti della superiorità del modello delle “Charter Schools” rispetto alle scuole tradizionali. Occorre precisare che le “Charter Schools” sono scuole pubbliche liberate dall’obbligo di applicare i programmi e i regolamenti che disciplinano le scuole tradizionali. Una scuola che vuole fruire di questa franchigia deve arrangiarsi a funzionare con le risorse finanziarie stanziate per la scuola dall’ente pubblico, pari al costo effettivo globale della scuola, stipendi degli insegnanti inclusi. Dopo vent’anni di funzionamento e dopo avere raccolto una massa considerevole di dati sulle *Charter Schools”, il bilancio è piuttosto deludente. In generale, non ci sono miglioramenti sostanziali e durevoli generati dalle scuole liberate dal peso della burocrazia statale. E’ quindi prematuro anticipare una generalizzazione di questo modello all’intero impianto scolastico. Occorre però anche aggiungere che questa conclusione va presa con cautela perché le moltissime indagini svolte sulle scuole “Charter” non sono metodologicamente convincenti. Le valutazioni quindi sono precarie e discutibili.

un articolo sulle attività’ di Andrea Sola del Centro Pandora di Forte Marghera, Mestre

Segnaliamo un articolo sulle attività’ di Andrea Sola del Centro Pandora di Forte Marghera, Mestre

http://laprimascuola.wordpress.com/2013/11/26/modellare-argilla-con-bambini/

Walter Benjamin, Figure dell’infanzia. Educazione, letteratura, immaginario, una presentazione di L. Monti, Raffaello Cortina ed.

 

Scarti messianici: la pedagogia di Walter Benjamin

walter-benjamindi Luigi Monti

Che i più importanti pedagogisti non siano pedagogisti di professione non è vero soltanto oggi, in piena crisi del sapere accademico. E forse è inevitabile che sia e sia sempre stato così: la cultura come la vita non è roba per specialisti. L’ultima bellissima antologia Figure dell’infanzia. Educazione, letteratura, immaginario, curata da Francesco Cappa e Martino Negri per Raffaello Cortina, che si aggiunge alle altre, altrettanto belle, curate da Giulio Schiavoni (Orbis pictus. Scritti sulla letteratura infantile, Emme edizioni 1980 e Burattini, streghe e briganti. Illuminismo per ragazzi, Il Melangolo 1993) ci conferma nell’idea tardiva che Walter Benjamin sia anche uno dei pedagogisti più “necessari” del Novecento oltre che uno degli intellettuali del vecchio continente che più ha influenzato la critica culturale contemporanea.

“Figure” sono qui intese sia le illustrazioni, gli abbecedari, le tavole, i giochi, alla cui analisi (e collezione) il filosofo tedesco dedicò tante appassionate energie, sia i frammenti dell’infanzia che persistono, nonostante tutto, nella memoria e nell’immaginario adulto, metafora e forse presupposto, nella sua personale filosofia della storia, di ogni futuro scarto messianico.

Se ci soffermiamo sulle prime, troviamo in alcuni scritti d’occasione e in alcune recensioni di Benjamin intuizioni che ne fanno il fondatore implicito della moderna critica letteraria per bambini. La scoperta che i libri più amati dai bambini e quelli più nutrienti per il loro immaginario non sono quelli scritti esplicitamente per loro, ma quelli che rubano, appropriandosene, dalla biblioteca degli adulti; l’abbattimento della separazione tra cultura alta e bassa, tra letteratura colta e d’appendice nella convinzione che “le sostanze più preziose e più nobili sono precipitate al fondo di tutto, per cui accade che chi guarda più in basso trova proprio nei sedimenti dell’opera scritta e illustrata gli elementi che invano cerca nella cultura più alta”; l’autonomia ermeneutica delle figure, dei disegni e delle illustrazioni sfuggite, più delle trame e degli intrecci, alla manipolazione di pedagoghi e filantropi, creando con i piccoli lettori una connivenza segreta, anarchica e liberatoria, per il tramite del puro magistero artistico; la sua personalissima psicologia della lettura, secondo la quale i bambini “leggono non per empatia, ma per assimilazione. Il leggere dei bambini è in un rapporto molto stretto non con la loro formazione e con la loro conoscenza del mondo, ma con la loro crescita e il loro potere.”

Per una summa della sua “pedagogia delle storie” si veda il bellissimo Letteratura per l’infanzia, nella sezioneLeggere, dal quale queste ultime citazioni sono tratte. Intuizioni che, sebbene non siano diventate pratica diffusa sono però entrate nel discorso pedagogico corrente. Con il solo evidente limite che oggi andrebbero radicalmente aggiornate alla luce di una seconda soglia di mutazione della cultura di massa: la sovrapproduzione commerciale di prodotti artistici e ludici per l’infanzia oltre ovviamente al supporto informatico dei nuovi media redono l’esplorazione di giochi, libri e oggetti per bambini (e il compito di scovarne perle e gioielli, come seppe fare lui allora) una missione ancora più necessaria ma molto più complessa e usurante.

Il merito principale di quest’antologia “pedagogica” sta però soprattutto nel rivelare, in maniera molto più autentica rispetto all’incedere allegorico, criptico, sofferto e a volte contorto delle sue opere maggiori, la filosofia politica dell’intellettuale tedesco, inseparabile dalla sua visione dell’infanzia che diventa, in quest’ottica, la categoria politica per eccellenza.

Se applichiamo una delle Tesi di filosofia della storia agli scritti in cui Benjamin si occupa di infanzia, risulta più chiaro il suo metodo di indagine oltre che le ragioni “politiche” del suo costante ritorno a questa fase della vita.

Nella settima tesi egli critica il metodo e la filosofia implicita con cui lo storicismo ha studiato e studia il passato: è un procedimento di immedesimazione dettato da una certa “pigrizia del cuore”, da un’accidia “che dispera di impadronirsi dell’immagine storica autentica, balenante per un attimo”. Un metodo che Benjamin rifiuta per due ordini di ragioni: prima di tutto perché quello che gli interessa del passato, in quanto filosofo, è proprioquell’immagine autentica, per quanto fugace e inafferrabile, secondariamente perché il “patrimonio culturale” in cui si immedesima lo storicismo per raggiungere, nel suo cammino all’indietro, lo spirito di un’epoca passata è quello dei vincitori. Solo il patrimonio culturale dei vincitori ha superato, in virtù della forza se non della violenza, l’oblio del tempo ma proprio per questo dovrebbe avere nello storico un osservatore distaccato e capace di “passare a contropelo la storia”.

Lo stesso discorso vale per un processo di recupero del passato che della storia può essere preso a termine di paragone: quello che va alla ricerca dell’immagine autentica dell’infanzia. Un immagine perduta per sempre, irrecuperabile, che però, come lo spirito di un’epoca passata, può per un istante balenare nella coscienza: come alcuni dei bellissimi fotogrammi che compongono la sua Infanzia berlinese. Ma perché ciò accada è necessariopassare al contropelo il proprio immaginario alla ricerca di ciò che nella nostra formazione non è risultato vincente, di ciò che non ha avuto la forza di sedimentarsi, non perché meno autentico, ma perché irriducibile a ogni “pedagogia”.

Pochi anni dopo così Andrea Caffi spiegava, con cifra molto diversa ma intenzioni simili, il deposito “rivoluzionario” che ogni infanzia lascia in ogni adulto: “Ci sono uomini e donne. Come unità in una ‘massa’, che accettano di uniformarsi a regole di abitazione, di alimentazione, di vestiario; che vanno in fabbrica o al cinema; che votano per un partito o acclamano un Capo. Alla fine, è come ‘massa’ che si fanno arruolare, istruire, e mandare al macello per la Patria, per la democrazia, o per la civiltà. Però ognuno di loro è stato un bambino. Ognuno di loro ha fatto, da solo e per se stesso, la scoperta del mondo e della propria coscienza. Ognuno, da adolescente, ha sperimentato i momenti ‘unici’ dell’amore, dell’amicizia, dell’ammirazione, della gioia di vivere o della tristezza immotivata. Anche nelle esistenze più grigie, ci sono tracce di un’aspirazione a una vita meno degradata, a una vera comunione con il proprio vicino. È difficile immaginare una vita umana senza qualche momento di godimento spensierato e di entusiasmo, o senza sogni.” (Ora in H. Arendt, A. Caffi, P. Goodman, D. Macdonald, politics e il nuovo socialismo, Marietti 2012)

Anche nei testi pedagogici di Benjamin non spira nessuna vena nostalgica, nessun anelito ingenuo e naturalista verso un’infanzia vista come fonte di verità. Si tratta piuttosto di un rapporto con il passato e la propria origine che genera un rovesciamento della storia intesa come continuum. L’infanzia così come il significato intimo del passato irrompono nel presente come possibilità inedita di cambiamento, come forza di un’interruzione in grado di riaprire la partita. Cos’altro dovrebbero rappresentare la politica e l’educazione se non questo sforzo di cavarsi, quando necessario, fuori dal corso obbligato degli eventi?

La scuola che verrà. Test e meritocrazia negli Usa, di Francesca Nicola. Dal n. 18 de “GLI ASINI”

Gli esiti problematici dell’ultima riforma della scuola americana tesa a migliore gli standard educativi attraverso una precisa valutazione dei risultati scolastici degli alunni, della professionalità dei singoli docenti e dell’efficienza degli istituti. L’uso sistematico dei test per favorire la trasparenza meritocratica rischia di scoraggiare lo spirito critico, costruire intelligenze contabili e spingere gli insegnanti a scorrettezze pur di salvare il posto di lavoro.

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LE INSIDIE DELLA VALUTAZIONE, di M. Boarelli, dal N. 18 della rivista “GLI ASINI”

Le insidie della valutazione

 

di Mauro Boarelli

LEGGI L’ARTICOLO

Questo articolo è uscito sul numero 18 de “Gli asini”, ottobre/novembre 2013Abbonati ora per avere la versione cartacea.

Mani con occhio

 

“[…] Tu dovresti essere nella progettazione.”

“Non ho attitudine alla progettazione” disse Bud. “I test lo hanno dimostrato.”

Ci doveva essere anche questo, sulla sua scheda sfortunata. C’erano tutti i risultati del suo test attitudinale: immutabili, irrevocabili, e la scheda aveva sempre ragione. “Ma tu saiprogettare” disse Paul. “E lo fai con più estro e fantasia delle primedonne del laboratorio.” […]

“Ma il test dice di no” disse Bud.

Kurt Vonnegut, Player Piano, 1952

 

PRESENTAZIONE DEL SITO www.educareallaliberta.org

QUALCHE PRINCIPIO

L’attuale crisi dei sistemi educativi e formativi ha la sua origine nella presenza di un vuoto culturale che riguarda la incapacità di attenzione all’infanzia ed alla giovinezza, cioè alla sostanza del rapporto educativo, non soltanto da parte delle istituzioni ma dell’intera compagine sociale.

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EL RETRATISTA documentario, Una scuola rurale nel cuore della Spagna repubblicana degli anni ’30.

Descrizione del progetto

http://www.verkami.com/projects/1385-el-retratista

EL RETRATISTA
documentario, 25′, Spagna, 2012

Una scuola rurale nel cuore della Spagna repubblicana degli anni ’30. Un mondo perduto visto con gli occhi di che bambini imparano a scrivere. L’utopia di un maestro d’avanguardia spezzata dalla guerra e dalla dittatura. Un documentario e un impresa collettiva in memoria delle vittime del franchismo.

SINOSSI

Anno scolastico 1934-35. il Ministero della Pubblica Istruzione della Seconda Repubblica spagnola assegna il giovane maestro catalano Antonio Benaiges alla scuola elementare di Bañuelos di Bureba, un piccolo villaggio rurale disperso sugli altipiani della provincia di Burgos.

Giunto al paese, il nuovo maestro compra per i suoi alunni una pressa per la stampa scolastica. La sua idea, ispirata al metodo rivoluzionario del pedagogo francese Celestine Freinet, è che la scuola deve dare ai bambini tutti gli strumenti per esprimere le proprie conoscenze, emozioni e abilità più naturali, spesso ignorate dall’educazione tradizionale.

L’entusiasmo per l’esperimento è grande, e durante il primo inverno la scuola di Bañuelos pubblica i primi quaderni interamente scritti e illustrati dagli alunni. Parlano della vita quotidiana di un paesino iberico degli anni ’30, con le parole e i disegni di bambini che usano la stampa per imparare a scrivere. Uno dei quaderni si pubblica in occasione della visita alla scuola di un fotografo. Si intitola El Retratista.

I quaderni di Bañuelos circolano presto fra le “scuole Freinet” di tutta la Spagna e anche all’estero, in Francia, in Messico, a Cuba. Le piccole pubblicazioni scolastiche sopravvivono grazie alle sottoscrizioni: fra gli abbonati ci sono i contadini del paese, scuole vicine e lontane, maestri seguaci del metodo, e anche il signor Alcalá Zamora, allora presidente della Repubblica. Antonio Benaiges diviene presto un punto di riferimento per il rinnovamento pedagogico nella Spagna democratica.

L’anno seguente la scuola pubblica un nuovo quaderno: Il mare: sogni di bambini che non lo hanno mai visto. Per quell’estate Antonio ha in mente un altro progetto ambizioso: vuole portare i suoi alunni di campagna a Barcellona, distante 600km di sterrato, per vedere il mare. Ma è già il luglio del 1936, in Spagna sono i primi giorni della guerra civile, e la provincia di Burgos è fra le prime a cadere in mano della milizie di Franco che sfidano il governo della Repubblica.

Antonio Benaiges, antifascista militante, è presto epurato dal suo incarico a Bañuelos. Arrestato e torturato a Briviesca, viene fucilato e sepolto clandestinamente nella fossa comune de La Pedraja.

76 anni dopo, un fotografo catalano torna a Bañuelos. Dal suo bianco e nero affiorano i resti della scuola, i volti di anziani alunni, la carta consumata delle poche copie esistenti dei quaderni. A pochi chilometri di distanza, un gruppo di archeologi e medici forensi lavora per l’esumazione della fossa comune de La Pedraja.

Il percorso e le immagini del fotografo, moderno retratista di Bañuelos, si trasformano così nel filo della memoria per un documentario sulla repressione di un’intera generazione di maestri repubblicani, dove la voce degli anziani alunni di Antonio Benaiges restituirà volto e dignità a un’ideale di progresso ancora attuale, e farà luce su un passato di crimini efferati che oggi si vuole cancellare.

UNA CAMPAGNA DI CROWDFUNDING PER LA MEMORIA

A poche settimane dal suo insediamento, il nuovo governo spagnolo ha chiuso l’Ufficio per le Vittime della Guerra Civile (leggi l’articolo). Nella gran parte dei casi, l’importante processo di esumazione delle fosse comuni e identificazione dei resti dei circa 120.000 desaparecidosdella repressione franchista, lanciato con la Legge per la Memoria Storica dell’ottobre 2007, dovrà arrestarsi a causa del taglio dei fondi e il disinteresse delle istituzioni.

Tuttavia, in Spagna la memoria di quella violenza è ancora molto viva a distanza di tre generazioni, e le famiglie e i cittadini che oggi lavorano per costruire un paese che non dimentica il proprio passato non vogliono darsi per vinte.

Settant’anni fa, i quaderni della scuola di Bañuelos divennero realtà grazie alle molte sottoscrizioni. Oggi, il documentario su Antonio Benaiges e gli ideali che animavano la sua scuola rurale si potrà realizzare solo con il sostegno di chiunque creda nel progetto e desideri collaborare alla sua produzione.

Per questo abbiamo deciso di lanciare la produzione de El Retratista en Verkami: perché tutte le persone che credono nella verità e nella giustizia come fondamento della democrazia diventino i veri protagonisti e garanti della memoria storica, in un tempo in cui appare ogni giorno più importante riaffermarne il valore.

COSA ABBIAMO GIÀ FATTO, COSA RESTA DA FARE

Il progetto di documentario “El Retratista” nasce dall’esposizione fotografica di Sergi BernalDesenterrando el silencio, presentata a Barcellona nel 2011.

Lo scorso mese di novembre siamo tornati sui monti de La Pedraja di Burgos e a Bañuelos de Bureba. Nel viaggio abbiamo potuto filmare l’ultima esumazione della fossa comune, una delle più grandi della Guerra Civile spagnola, dove si potrebbero trovare i resti di del maestro. A Bañuelos abbiamo realizzato riprese all’interno dell’antica scuola, chiusa e abbandonata dagli anni ’50, e abbiamo incontrato i pochi alunni di Antoni Benaiges ancora in vita.

In questo momento, stiamo cercando le risorse per terminare le riprese e finanziare la fase di montaggio e postproduzione del documentario.

Ogni contributo, grande o piccolo, farà di questo progetto di recupero della memoria democratica europea un’impresa che appartiene davvero a tutti.

Grazie per la vostra collaborazione!

Scheda tecnica

Titolo: El Retratista
Regia, fotografia, montaggio: Alberto Bougleux
Soggetto: Sergi Bernal
durata: 25′
anno: 2012

La canzone Campanades a mort è di Lluís Llach, cortesia dell’autore.

LA SCORSA ESTATE HO DETTO NO! il contributo di Valentina Guastini, che assieme alla figlia Ada, ha deciso di “boicottare” i compiti per le vacanze estive

 

Pubblichiamo il contributo di Valentina Guastini, che assieme alla figlia Ada, ha deciso di “boicottare” i compiti per le vacanze estive per realizzare qualcosa di ugualmente formativo, ma meno statico e noioso. Ne è venuto fuori un libro.

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Tellaro (SP): “le mamme del momento” contro la chiusura della scuola

L’associazione“le mamme del momento” nasce a Tellaro (SP) come reazione spontanea di un gruppo di donne, mamme, alla chiusura della scuola del borgo. Ci siamo conosciute grazie ai nostri figli e alle nostre figlie nei luoghi della socialità per l’infanzia.

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The Self-Organizing Child: Chris Mercogliano at TED

Chris Mercogliano was a teacher at the Albany Free School for thirty-five years and stepped down as director in June 2007 to concentrate on writing and speaking about non-controlling education and child-rearing. He is a member of AERO’s Board of Directors.

Centro Pandora: dopoNONscuola a Mestre

PERCHE’ UN DOPONONSCUOLA  A FORTE MARGHERA

Questa attività extrascolastica vuole offrire alle famiglie l’opportunità di far vivere ai bambini una esperienza di socialità diversa da quelle usuali: è basata sull’ accoglienza dei bambini in uno spazio a loro dedicato e che possano col tempo sentire come proprio; un contesto in cui le varie attività non siano finalizzate a priori (non una serie di “corsi” o laboratori specifici), ma lascino ai bambini la possibilità di sviluppare liberamente i loro interessi offrendo loro una ampia serie di alternative possibili.

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Pioneers in Alternative Education, a TEDx Talk by Jerry Mintz

 

Education Revolution - Alternative Education Resource Organization

 

VIDEO: Pioneers in Alternative Education, a TEDx Talk by Jerry Mintz

 

caricature

 

 

 

Watch video of Jerry’s new TEDx talk above. 

The transcript below of Jerry Mintz’s TEDx talk comes from his original talk notes and not a direct transcription from the event.

At the airport in New York, on my way here, I encountered a mother and her 9 year old son in the elevator. I had on my shirt with our website, so the mother asked me what that was,  I said I was an educational consultant. The boy then asked me what I did for work. I told him that I helped people start schools in which you didn’t have to go to classes unless you wanted to, you could choose any class to go to, and the decisions were made democratically with the students having an equal vote. Without hesitation the boy shouted “Sign me up!”

I almost always get this reaction from children. They know they are natural learners. Almost no student under 11 years old ever says “But how will I learn?” Only older students and parents sometimes ask that. This is because the human spirit is resilient and it takes at least 6 or 7 years before that natural ability to learn starts to become extinguished.

The educational approach in the large majority of schools still seems to be based on the theory that children are naturally lazy and need to be forced to learn. Why is this: Perhaps because the education bureaucrats who continue to control this system are the products of it! This may be why true change does not take place, despite the fact that modern brain research clearly shows that that children are natural learners.

Ever since the compulsory state government education system was created more than 150 years ago there have been important educational pioneers who have disagreed with the traditional authoritarian approach of most schools. These include people like Francisco Ferrer of Spain who started the Modern School movement, Maria Montessori, Rudolph Steiner who started Waldorf Schools, John Dewey, who started the progressive school movement, and A.S. Neill who started Summerhill School in England.

I’ve visited Summerhill many times and will visit on my way back from here. I’m a very part time table tennis teacher there—once every year or two. Here I am with Neill’s Daughter Zoe Readhead who now runs the school. Of course decisions are made democratically at Summerhill. There’s a funny story with this one. The meeting had made a decision that games could not be played in the computer room in the morning—so they passed the computer out the window so they could play!

There is a worldwide network of learner-centered schools and programs for all age levels. This network is growing rapidly as people become more and more dissatisfied with an unchanging traditional system. It’s important to understand that if you believe that people are born natural learners you wouldn’t have competitive grades, forced homework, or even grade levels. Just think what an artificial situation it is, to be in a room every day with 25 or thirty people of your exact age. This will never again happen in your life! Why should children be socialized to that bizarre configuration?

Also, consider the absurdity of grades and testing. If you go to a library, they assume that you want to learn something and that it is your business alone. They do not make you sit down and test and grade you on the way out! Why should schools be different?

The learner-centered schools are everywhere.

For example we help support the Sri Aurobindo Ashram/orphanage in Katmandu, Nepal. The founder, who himself was a young runaway, came back to Nepal after educating himself in India to found the Ashram. Sri Aurobindo, who it was named for,  was a progressive educational pioneer in India. What they do with the children is amazing. For example I met a 12-year-old boy at our conference in 2003 who was brought to the orphanage as a three year old. Now, ten years later he is getting his doctorate in physics in Germany.

There are hundreds of such schools. They are all very different from each other. In Albany, New York, the Free School operates on income from buildings in their inner city area that they have bought at auction and rehabilitated.

In Israel there is a network of over 25 public democratic schools originally started by Yaacov Hecht, who now is working with mayors to change the education in entire cities.

I am working with young teachers from Saudi Arabia who are organizing a boarding democratic school for Syrian refugee orphans in Turkey. In an Eastern European country I did a consultation last year with a group which has just opened a home education resource center, the first of its kind in that country.

There is an inner city public school that runs democratically and the students have a constitutional right to leave any class without explanation. It is the School of Self Determination in Moscow, Russia!

What these schools and programs have in common is that they are learner centered and empower their students.

Home education is one of the fastest growing alternatives in the world. Almost 30 years ago, when John Holt’s groundbreaking book “Teach Your Own” was published, there were about 20,000 being home educated in the USA. Now it is estimated that there are more than two million. But home education is not legal everywhere. It is legal in Norway and Denmark, but illegal in Sweden. In fact, a child was dramatically taken away from parents there. removed from a plane when they were trying to leave the country. They are still trying to get their child back. It is illegal in Germany. One couple was given asylum in the USA after they escaped Germany with their children.

But in most places, where it is legal, starting a home education center is a good way to start a new learner-centered alternative.

I help people start new alternatives and we have helped start at least 50 in the last few years. One the most important early lessons I learned about how to do this was from Arthur Morgan. Morgan was a pioneer innovator at Antioch University in the early 20th century. He created the first cooperative education program at a university in which up to half of a student’s learning is experiential, through internship. This has now spread around the world. Morgan also started a progressive elementary school for his children in the 1920’s in the same town, Yellow Springs, Ohio.

I was lucky enough to meet Arthur Morgan when I was getting my Masters degree at Antioch in the 1960’s. He was in his 90’s. I wanted to start a democratic, interracial recreation center in Yellow Springs while I was there, so I went to see him for advice. Among other things he suggested that I get funding for the project from the local Council so that there would still be a job after I left the area to finish my degree.

I got the funding and had several meetings with large groups of interested students, but had trouble finding a location for the center. I thought I had found one in an unused wing of a church on the main street but the church turned us down So I went to meet with Morgan again to ask him what to do and learned one of my most important lessons from this Quaker on how to get things done.

Morgan was tall but somewhat stooped over.  As I was telling him the situation he turned away from me and slowly started reaching for the phone.  He started to dial.  I was thinking he might really be senile; he wasn’t even listening to me.  It turned out he was calling one of his former students who was one of the two millionaires in town.  His name was Morris Bean.

He said, “Hello, Morris.  This is Arthur Morgan.  I’m fine.  You remember several years ago when the Presbyterian Church was expanding and they said that they were going to serve not just their own congregation, but the whole community?  They did some fundraising.  Well, there are some young people here who are trying to start a recreation center and they’re looking for a place to have that recreation center.  They have funding and support, but the church turned them down.  Now, you put money into that, didn’t you?  Yes, I thought so.  Well, if you’ll just get me the list of some of the others…”

He then looked up at me as Morris Bean was getting the list of other people who had contributed to that fund.  He said to me, and I’ll never forget this, “I think that this is ethical!”  That was an important lesson for me from the old Quaker about how to get things done.

A week later I got a phone call from the Presbyterian Church at 1 AM — they’d been rethinking my request and wanted to know if we were still interested in using the wing of the church for the recreation center and if I could come to a meeting the next morning.  A week after that, we opened, the first interracial center in the town. It evolved into a community center that continues to this day. I wonder if the people in Yellow Springs know that this is something else they owe to Arthur Morgan.

So I did get my Master’s degree from Antioch, now known as Antioch University New England. I did my undergraduate work at another progressive college,  Goddard College. Goddard was founded by Dr. Royce Stanley Pitkin.  He was born just a few miles from the college, but eventually got his doctorate at Teachers College in New York, studying with the renowned John Dewey. In 1938 he got Deway and others to help him remake Goddard into what was and still is one of the most radical higher education alternatives. At Goddard there were no grades, no tests, you created your own major, and did independent studies whenever you wanted. I learned a great deal by studying about education with Pitkin. After I graduated and had started my own democratic school, Pitkin agreed to come to the school to speak at our graduation in 1980. By so doing he completed a circle of sorts, as John Dewey was born just a block away from my school. Pitkin spoke about Dewey,  and told this story which indicated what Dewey thought about educational testing. It is as relevant today as it was then.

Pitkin story will be available in Jerry Mintz’s TEDx video.

So his point was that in the end they weren’t testing anything real. And that was 33 years ago, quoting Dewey from 75 years ago.

Antioch and Goddard are two higher education alternatives that we list among dozens more on our website. Some have been around for a long time. Others have just recently started, such as Black Mountain SOLE, located on the former site of the original, radical Black Mountain College, which was attended by such people as Buckminster Fuller and Paul Goodman, in the 30’and 40’s. SOLE stands for Self Organized Learning Environment, a name that speaks for itself.

So, now to the most important part of this talk: What can you do if you are a parent, teacher or student? If you are a student here in this audience, you can do what some have done at other universities, organize student-led classes based on student interest. They do not have to be for credit, but you could seek it if you want.

If you are a classroom teacher you’d be amazed with the power of democratic process. You can be frank about the restrictions of your situation, but let them be free to make decisions in areas where you have the authority to do so.

If you are a parent or teacher and believe children are natural learners, you could organize your own school or home education resource center. I could help you do if you need assistance.

My mission is the Education Revolution. I want to see learner-centered, empowering education as a possibility for all students, everywhere. Thank you!

 

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