Lettera da uno studente di Scienze della Formazione Primaria, di Giovanni Cuculi. Da “Gli Asini rivista”

Cari Asini,

cosa volete che vi scriva, che già non vi possiate immaginare? Se la situazione è disastrosa ovunque, figuratevi in una facoltà di “Scienze della Formazione Primaria”. Ci vuole poco per farsi un’idea: prendi gli ultimi vent’anni (chiamali berlusconismo, mutazione, o come vuoi), facci crescere dentro i giovanissimi, diciamo dal primo giorno di vita, e poi mandali, dopo tre o quattro lustri di televisione, scuola, eroi dell’american dream e miti sbagliati, in una facoltà in cui chi esce è automaticamente abilitato all’insegnamento.

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Pratiche sensate di resistenza all’epidemia valutativa, di Franco Lorenzoni e Roberta Passoni

Non dobbiamo mai dimenticare che la scuola, oltre a un luogo di socialità e di apprendimento, ha anche le caratteristiche di una istituzione totale, dove bambini e ragazzi sono sottoposti a frequenti arbitrii da parte di noi insegnanti, praticamente insindacabili.

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E’ uscito il n. 209 della rivista “Una città”

E’ uscito il n. 209 di Una città. Per leggere il sommario:
http://unacitta.it/newsite/sommari.asp?anno=2014&numero=209

Oltre all’abbonamento online, è ora possibile acquistare pacchetti di 10 interviste a 5 euro.
http://www.unacitta.it/newsite/abbonamentinew.asp

dalla newsletter de “Una Città” : DOMANDE n. 84 – 13 febbraio 2014 segnaliamo:

L’unico luogo dove si impara qualcosa sul sesso è internet e la cosa si sta rivelando disastrosa.
http://redazioneunacitta.wordpress.com/2014/01/29/i-danni-del-porno/
Perché un’educazione sessuale fondata sul porno danneggia anche i maschi…
http://redazioneunacitta.wordpress.com/2014/01/30/i-danni-del-porno2/

Sulla questione dell’educazione sessuale segnaliamo inoltre, dal nostro blog:
L’unico luogo dove si impara qualcosa sul sesso è internet e la cosa si sta rivelando disastrosa.
http://redazioneunacitta.wordpress.com/2014/01/29/i-danni-del-porno/
Perché un’educazione sessuale fondata sul porno danneggia anche i maschi…
http://redazioneunacitta.wordpress.com/2014/01/30/i-danni-del-porno2/
Come stanno facendo i conti, gli uomini, con il loro essere maschi e con la libertà femminile?
Si può pensare che anche gli uomini politicamente corretti continuino a incassare una sorta di “dividendo” dall’azione estrema, violenta, compiuta da coloro che continuano a sottomettere le donne? Che cos’è la “polizia di genere”? In una ridefinizione dei ruoli più paritaria la cavalleria si può tenere o è da buttare?
Di questo e altro parliamo con Sandro Bellassai.
http://unacitta.it/newsite/intervista.asp?id=2354

Sugli stessi argomenti:
Stefano Ciccone parla di gruppi di uomini che si riuniscono a parlare della loro vita intima, cercando di destrutturare un paradigma che vuole il maschio dominante, tutto ragione e niente corpo.
http://unacitta.it/newsite/intervista.asp?id=1816

Sulla questione dell’educazione sessuale segnaliamo inoltre, dal nostro blog:
L’unico luogo dove si impara qualcosa sul sesso è internet e la cosa si sta rivelando disastrosa.
http://redazioneunacitta.wordpress.com/2014/01/29/i-danni-del-porno/
Perché un’educazione sessuale fondata sul porno danneggia anche i maschi…
http://redazioneunacitta.wordpress.com/2014/01/30/i-danni-del-porno2/

Perché non li lasciamo riposare i nostri giovani “sdraiati”? di Paolo Mottana

Perché non li lasciamo riposare i nostri giovani “sdraiati”?

L’immagine dei giovani, quella che “gira”, l’immagine pubblica, spesso fabbricata dai cosiddetti influenzatori ma anche dagli “esperti”, è desolantemente falsa. Non tanto nella mera descrizione quanto nell’implicito giudizio che l’accompagna.

Questi giovani: indolenti, debosciati, vulnerabili, insoddisfatti, intolleranti ad ogni minima frustrazione, violenti o succubi, privi di norma, deboli, dediti ad ogni tipo di dipendenza, “sdraiati”.

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L’Italia cancella l’arte dalle scuole, è definitivo. Un commento di Paolo Mottana

La Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei deputati dice no alla reintegrazione delle materie artistiche nelle scuole italiane. Il Paese, spiega, non è in grado di sostenerne la spesa.

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L’esperimento inglese: 118 nuove scuole pubbliche, tutte diverse

L’esperimento inglese: 118 nuove scuole pubbliche, tutte diverse

Quest’anno gli studenti inglesi potranno scegliere tra 118 nuove scuole, tutte finanziate dallo Stato e tutte diverse. Oltre alle 93 “Free School” aperte da insegnanti, genitori e organizzazioni religiose, apriranno anche alcune scuole professionali molto orientate. Ma poi c’è la scuola elementare bilingue(tedesco-inglese), la scuola specializzata per seguire i bambini autistici; le scuole aperte per provare ad agganciare i bambini a rischio drop-out, la scuola steineriana…

La Free School di Hackney, nata su iniziativa del banchiere Andreas Wesemann, propone una scuola che non si pone limiti. Agli studenti prima dell’estate è stata consegnata una copia de L’Odissea. Al rientro a scuola dovranno parlarne.
Tra le novità c’è la scuola professionale di Silverstone che addestra gli studenti in tutti gli aspetti del settore della corsa, offrendo la formazione tecnica necessaria per entrare nelle squadre che seguono i piloti di Formula Uno, e anche l’ospitalità. Le nuove scuole sono ospitate in vecchi palazzi di giustizia, stazioni di polizia, perfino in una stazione dei pompieri dismessa.
Il progetto di Michael Gove, il ministro dell’istruzione, è ambizioso e nonostante le critiche e i dubbi avanzati dai Labour, perfino l’ “Independent” gli ha dedicato uno speciale dal titolo emblematico: “Per una volta, Michael Gove ha ragione” in cui elogia pubblicamente e “senza riserve” l’esperimento. In realtà, commenta il quotidiano, il partito laburista dovrebbe accogliere con entusiasmo il fatto che i genitori abbiano più scelta: per alcuni bambini, la disciplina old style, con le uniformi e l’insegnamento severo, ha prodotto risultati straordinari, ma per altri (specie i ragazzini più difficili, a cui molte delle nuove scuole si rivolgono), il modello accademico non è quello più opportuno.
Anche Indù, sikh e musulmani si sono mossi per aprire le loro scuole. Pure i creazionisti hanno avuto una chance, ma pare che le iscrizioni non siano andate come previsto.