Il diritto di apprendere liberamente, di John Holt

I ragazzi dovrebbero avere il diritto di regolare e gestire il loro apprendimento; vale a dire, decidere cosa imparare, quando, dove, come, quanto, con quali tempi e aiuto.

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il nuovo numero della rivista GLI ASINI – n.24

Gli Asini n. 24

novembre/dicembre 2014

È sul collegamento tra gruppi e associazioni e la definizione di una linea unitaria ben più radicale di quella del lamento e dell’agire da soli che “il sociale” dovrebbe muoversi. E soprattutto su una nuova solidarietà tra “assistenti” e “assistiti”, tutte le volte che questo possa essere possibile. Il sociale dovrebbe imparare a far politica, e scegliere la strada della lotta. Se non lo farà sarà peggio per lui, perché gli assistiti troveranno altre strade per reagire alle azioni del potere, e i suoi operatori si troveranno costretti nel brutto ruolo di servi, senz’altra funzione che quella di tener buoni i poveri,i disagiati, gli oppressi.

 

se non si lotta si perde

Strumenti
Morire giovani a Napoli di Massimiliano Virgilio
Renzi come Giufà: riuscirà a uccidere la scuola? di Marcello Benfante
Quando la scuola emancipava di Goffredo Fofi
Quali fini, oggi? di Federica Lucchesini
I braccianti di Boreano degli insegnanti di una scuola di italiano per adulti
Scout, coraggio! di Pietro Barabino

Un film disturbante
Gli alunni di “Class enemy” di Gianandrea Caruso
Gli studenti e i professori di Nicola De Cilia
I buoni e i cattivi di Stefano Guerriero
L’occhio del critico di Livio Marchese

Immagini
La testa tra le nuvole di Roberto Catani

La deriva del sociale
La soluzione è la lotta
La fine dei servizi di Domenico Chirico
Nell’epoca dei “bonus” di Stefano Caredda
Uno sguardo all’indietro di Cecilia Bartoli
I problemi psicologici degli operatori di Benedetta Lorenzoni
Tra i bambini di Giovanni Zoppoli
Tra gli adolescenti di Nicola Ruganti
Lettera dei rifugiati di Tor Sapienza
Che fare? di Papa Francesco

Scenari
Educare al teatro di Giorgio Testa, incontro con Francesca Bini
Recitare per i bambini di Roberto Frabetti, incontro con Gianluca D’Errico e Dario Canè
Il padre materno. Il romanzo di Franzoso di Simona Argentieri
Il padre materno. Il saggio di Argentieri di Marco Franzoso
Il padre materno. Un romanzo e un saggio di Sara Honegger
Mamme in trincea di Maria Nadotti
La storia di Helen Keller, sorda e cieca di Matteo Schianchi
Quit the doner tra le bizzarie del presente di Nicola Villa

 

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abbonamenti@gliasini.it

 

In allegato la promozione per gli abbonamenti 2015 (in sconto, fino a Natale)

Abbonamento on-line con carta di credito:

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The anarchic experimental schools of the 1970s, By Tom de Castella x BBC News Magazine

Articolo del servizio scolastico della BBC pubblicato il 21 ottobre scorso sulle scuole dell’anarchia degli anni Settanta del secolo scorso. il malessere scolastico ha i suoi propri antidoti. Articolo in inglese.

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Scuola pubblica, bene comune, Vademecum per la resistenza al tempo della Gelmini

http://comitatoscuolapubblica.files.wordpress.com/2011/09/vademecum-retescuole1.pdf

Che Cos’è questo vademecum

È un kit di resistenza che mettiamo a disposizione di quanti non si rassegnano a subire lo sfascio della scuola pubblica; intendiamo per scuola pubblica quella statale, la scuola della Repubblica, ispirata alla Carta Costituzionale.
Il vademecum è uno strumento per la difesa della qualità della scuola, messa a rischio dai continui tagli agli organici ed alle risorse degli Istituti Scolastici.

a Chi si rivolge il vademeCum

Questa pubblicazione può essere utile a tutti coloro che sono direttamente interessati e coinvolti nella scuola pubblica, siano essi singoli individui o gruppi di persone, con o senza cariche o ruoli riconos ciuti dall’Istituzione Scolastica: singoli genitori, singoli docenti, rappresentanti dei genitori, docenti e genitori eletti nei Consigli di Circolo/ Istituto, Comitati Genitori…

qual è lo sCopo del vademeCum

Il vademecum vuole dare gli strumenti per difendere i diritti ed impedire l’illegittimità. Ma per far valere i diritti occorre conoscerli: spesso genitori ed insegnanti si ritrovano in situazioni illegittime o illegali senza rendersene conto.
Questo kit di resistenza vuole far conoscere quali sono le violazioni più frequenti del funzionamento legittimo dell’Istituto Scolastico e proporre idee di azione per denun- ciare situazioni che mettono a rischio la qualità della scuola ed i diritti di chi la vive, oppure per impedire che quelle situazioni si verifichino.

Per fare chiarezza sulle parole che usiamo, quando diciamo “denunciare” non intendia- mo “segnalare all’Autorità Giudiziaria atti delittuosi” (denuncia penale), ma segnalare, riferire all’opinione pubblica.

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Gli insegnanti italiani e la cultura della valutazione, di Renata Puleo

Questo intervento si articola in quattro parti, come commento ad altrettanti documenti.

Vorrei provare a svolgere, attraverso queste letture, una riflessione intorno ad una considerazione che ormai ascoltiamo quotidianamente: gli insegnanti italiani non hanno una cultura della valutazione. Lo dicono commentatori politici, economisti, funzionari del Ministero e dell’Istituto Invalsi.

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“Basta compiti! Non è così che s’impara” un libro di Maurizio Parodi – Una conferenza e una intervista

e una intervista tratta da http://www.giuntiscuola.it/lavitascolastica

Copertina "Basta compiti!"

1. Nella prima parte del suo testo spiega perché i “compiti a casa” sono inutili o addirittura dannosi. Ci può dare un sunto delle sue considerazioni?
È ormai noto che per accrescere le facoltà mentali (di apprendimento), si debba disporre delle nozioni essenziali, bisogna cioè sapere. Ben più rilevanti sono però le modalità di trattamento e uso delle informazioni, e, più in generale, la capacità di gestire la risorsa apprendimento, di mobilitare strategicamente le abilità acquisite e di trasferirle in contesti nuovi e diversi.

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Scuola-città Pestalozzi, Firenze

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Scuola-Città Pestalozzi accoglie alunni dai 6 ai 14 anni. La Scuola nasce nel 1945 come scuola di Differenziazione Didattica, nome dato a quel tempo alle scuole sperimentali a tempo pieno (otto ore inclusa la mensa).

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Sugata Mitra, una nuova conferenza: Costruiamo una scuola nelle nuvole

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Educational researcher Dr. Sugata Mitra’s “Hole in the Wall” experiments have shown that, in the absence of supervision or formal teaching, children can teach themselves and each other, if they’re motivated by curiosity and peer interest. In 1999, Mitra and his colleagues dug a hole in a wall bordering an urban slum in New Delhi, installed an Internet-connected PC, and left it there (with a hidden camera filming the area). What they saw was kids from the slum playing around with the computer and in the process learning how to use it and how to go online, and then teaching each other.

The “Hole in the Wall” project demonstrates that, even in the absence of any direct input from a teacher, an environment that stimulates curiosity can cause learning through self-instruction and peer-shared knowledge. Mitra, who’s now a professor of educational technology at Newcastle University (UK), calls it “minimally invasive education.”

At TED2013, Sugata Mitra made a bold TED Prize wish: Help me build a place where children can explore and learn on their own — and teach one another — using resouces from the worldwide cloud.

Download the Self Organized Learning Environment (SOLE) Toolkit >>