PRESENTAZIONE DELLE ATTIVITA’ DEL CENTRO PANDORA che ha sede a Mestre all’interno del parco cittadino di Forte Marghera

 Il Centro Pandora è impegnato nella costruzione di esperienze educative basate sui principi della libertà e  del rispetto dei bambini e dei ragazzi; si propone inoltre di costruire occasioni di discussione e confronto per affrontare i problemi dei giovani a partire dalla centralità del rapporto educativo.
 

 

 
           
 
 
 
 
 
 
Il Centro Pandora ha sede a Mestre all’interno del parco cittadino di Forte Marghera ed è impegnato nella difesa della sua vocazione a finalità di carattere sociale ed aperte alla pubblica fruizione. Promuove da tre anni varie attività rivolte ad un pubblico di adulti e bambini che hanno al centro le pratiche artistiche e la manualità artigiana. I progetti educativi rivolti ai più giovani vogliono favorire una loro costante presenza in questo spazio; per questo promuove la frequenza delle scuole della zona e di diverse realtà locali caratterizzate dalla marginalità sociale e culturale. In particolare collabora con il Centro per l’affido del Comune di Venezia ed il centro di accoglienza per i giovani migranti.   www.corsipandora.it
 
           Da due anni è stato aperto un sito – www.educareallaliberta.org – dedicato a raccogliere materiali e testimonianze attuali e del passato sulle pratiche educative alternative in Italia e all’estero. Il sito è aperto al contributo di tutti gli interessati alla diffusione di notizie, riflessioni ed esperienze. Crediamo sia oggi all’ordine del giorno la necessità di far rinascere un dibattito che affronti il problema del rapporto educativo, facendogli riprendere quella centralità che dovrebbe avere anche nell’ambito del dibattito attuale sulla scuola e i problemi delle nuove generazioni. Riteniamo quindi fondamentale  dare spazio a tutte quelle esperienze che si sottraggano alle tendenze oggi prevalenti e provare a dare voce a quante più opzioni, quanti più possibili ambiti di intervento, teorico e pratico, nuovi, ci sembra essere un compito quanto mai necessario.
           E’ nella quotidianità della pratica scolastica e più in generale delle relazioni tra adulti e bambini che prima di tutto si vive la profonda crisi in cui versa oggi la dimensione dell’esperienza educativa e formativa: una crisi tanto radicale quanto, paradossalmente, priva di soluzioni propositive. Vi è una incapacità ormai ‘culturale’ di affrontare un discorso sulle concrete pratiche didattiche, sulle modalità di relazione con gli adolescenti, sugli spazi di democrazia all’interno dell’istituzione scolastica, sulla libertà di insegnamento, sul rispetto delle singole individualità dei fanciulli, sulla accettazione delle peculiarità di ciascuno. Tutto questo è purtroppo assente dai progetti in atto che riguardano la scuola e l’ istruzione.
        Anche evidenziare e denunciare le situazioni di particolare criticità crediamo sia un compito che vada finalmente perseguito: troppo spesso episodi di sopruso, prepotenza ed irrispetto della dignità della persona avvengono nel chiuso delle nostre patrie istituzioni, senza che si riesca a renderle oggetto almeno di una pubblica discussione.
 
 leggi anche la presentazione del sito
 

Le attività educative del Centro Pandora

 

Il Centro Pandora conduce diverse attività nell’ambito della educazione attiva sia in ambito extrascolastico che all’interno della scuola pubblica: centri estivi, doposcuola e interventi specifici per le scuole.

Le nostre proposte formative partono dalla realtà concreta che costituisce la vita del giovane (le passioni, i gusti, i problemi psicologici e materiali). Noi crediamo nel valore di tutte le forme di apprendimento: il gioco, il movimento, la cura dei sentimenti, l’espressione artistica e musicale, sono considerati parte integrante della crescita e della formazione della persona.

Nella conduzione dei nostri progetti ci basiamo su alcuni semplici principi di educazione attiva che si possono così sintetizzare: non imposizione delle attività e centralità della modalità dell’apprendimento ludico, partire dagli interessi dei bambini e rispettare le diversità dei singoli, gratificare l’impegno ma astenersi da giudizi di valore, favorire un clima di collaborazione che superi le difficoltà della convivenza.

E’ per questo che tutte le attività che si propongono nel nostro spazio sono sempre lasciate alla libera adesione dei bambini: tutte le attività devono sempre partire da un interesse reale del bambino e l’intervento dell’educatore deve saper rispettare questo principio della libera scelta. Questo comporta un grande sforzo da parte dell’adulto che deve sottoporsi ad un continuo autocontrollo per non ricadere nella tentazione dell’esercizio dell’autorità in nome della propria ovvia superiorità fisica ed esperienziale.

A questo proposto vale la pena chiarire la differenza tra un atteggiamento di tipo persuasivo e uno che chiameremo dialogico:  il problema del rapporto adulto-bambino sta tutto nella percezione del confine tra la induzione ad esercitare una attività con la costrizione (magari mascherata da persuasione) e l’invito, lo stimolo,  anche forzato, nei confronti del bambino a provare a misurarsi con un’attività: la differenza sta in questo: che l’ “invito” dialogico è rivolto al singolo individuo e tiene conto delle sue specifiche difficoltà: di attenzione, di apprendimento, di sfiducia in se stesso, di distrazioni indotte, ecc : da questo punto di vista anche obbiettivi minimi possono essere essenziali per la crescita e la fiducia in se stesso del bambino. Mentre la “persuasione” è rivolta al singolo inteso come membro di un gruppo, quindi uniformato nelle sue esigenze  e nei suoi bisogni e desideri ad un gruppo; prescinde quindi dalla singolarità dell’individuo con cui si sta entrando in relazione.

In generale possiamo dire che il modo in cui si sta formando il gruppo degli educatori che conducono queste esperienze si basa prima di tutto sul principio che senza il sostegno affettivo ogni rapporto educativo perde valore: questo significa che l’adulto deve sentirsi partecipe dello stato emotivo del bambino; tutte le condizioni che impediscono o limitano questa disponibilità (sovrannumero, stress da troppa uniformità nell’impegno, mancanza di dialogo e condivisione con gli altri adulti, ecc) vanno considerate ostacoli da rimuovere.

Crediamo che la formazione dell’educatore debba basarsi innanzitutto sul saper essere prima che sul saper fare: il rapporto con il bambino deve essere di ascolto, di interesse, di disponibilità ad apprendere assieme a lui.

Per questo ci stiamo accorgendo che è fondamentale il coinvolgimento dell’educatore in questo rapporto di scambio: ciascun adulto può trasmettere al meglio solo ciò in cui è coinvolto direttamente, ciò che è l’oggetto dei suoi interessi più profondi.

Aiutare il bambino ad avere fiducia in se stesso può avvenire al meglio se l’adulto ha la possibilità di trasmettere le proprie passioni e competenze, dando così ai bambini la possibilità di percepirle e quindi, se lo desiderano, di emularle.

Per questo crediamo che i bambini debbano avere la possibilità di venire in contatto con un ampio numero di adulti che siano disponibili a condividere la loro esperienza, la loro memoria, le loro abilità.

 

IL “DOPONONSCUOLA ” di Forte Marghera

 

Questa attività extrascolastica vuole offrire alle famiglie l’opportunità di far vivere ai bambini una esperienza di socialità diversa da quelle usuali, basata sull’accoglienza dei bambini in uno spazio a loro dedicato in un contesto in cui le varie attività non siano finalizzate a priori (non una serie di “corsi” o laboratori specifici), ma lascino ai bambini la possibilità di sviluppare liberamente i loro interessi, offrendo loro un’ ampia serie di alternative possibili.

Il gioco in questo contesto non viene considerato un’ attività in contrasto con l’apprendimento, ma è ritenuto la modalità fondamentale attraverso cui esso avviene; il nostro modo di operare e stare vicini ai bambini si basa quindi  sul principio della loro libera adesione alle diverse forme di espressione ed esperienza (creta, pittura, costruzioni, fotografia e strumenti multimediali, rapporto con la natura, navigazione lagunare, ecc) e non prevede alcuna forma di costrizione (nemmeno mascherata  sotto forma di persuasione): siamo convinti che il vero apprendimento avvenga solo se è motivato da un interesse reale e che l’intervento degli adulti debba rispettare l’autonomia e le caratteristiche dei singoli individui. Per noi i bambini sono prima di tutto individui singolari e quindi diversi l’uno dall’altro, che vanno quindi sempre rispettati come tali.

Crediamo che per i bambini sia importante poter avere a disposizione uno spazio loro dedicato che possano col tempo sentire come proprio: dove sapere che possono ritrovarsi anche solo per il gusto di stare insieme, in cui lasciare e trovare le cose che hanno fatto, gli strumenti che hanno imparato ad utilizzare, insomma tutte le tracce materiali e spirituali del loro impegno giocoso.

Crediamo che lo spazio del laboratorio e quello straordinario e ancora protetto di Forte Marghera abbiano le caratteristiche ottimali per questo genere di fruizione.

Più in generale siamo convinti che oggi i bambini siano sottoposti a un eccesso di obblighi ed attività finalizzate che non lasciano spazio per una loro libera adesione e che li costringono, anche se in maniera non dichiarata, al raggiungimento di obbiettivi predeterminati. Pensiamo alla pratica degli sport ed alla frequenza ai corsi di varia natura, oggi attività quanto mai invasive sin dai primissimi anni.

Lo sport è quasi sempre dominato dalla competizione o comunque alla propensione alla misurazione del valore personale sulla prestazione fisica. Purtroppo ad oggi manca una seria critica a questa prassi che viene giustificata da due argomenti apparentemente “forti”: il bisogno di movimento (a cui si può facilmente obbiettare che ad esempio le particelle a calcio nei prati o nei cortili svolte in maniera informale, o delle passeggiate in campagna rispondono benissimo a questo scopo) e il fatto che ai bambini piace molto: ma il “piacere” è un valore che non può essere lasciato nella indeterminatezza: ai bimbi possono piacere moltissime cose, ma guarda caso solo determinati piaceri vengono riconosciuti come legittimi: quelli che corrispondono ai valori dell’affermazione nelle prestazioni che appartengono al mondo adulto (che vengono quindi caricati di aspettative molto forti); mentre sono destituiti di valore tutti quelli che appartengono solo all’universo dei piccoli. Prendiamo ad esempio l’affermazione, che solo i bambini usano, di “giocare bene”, che significa immedesimarsi pienamente in una finzione, in un gioco: ben raramente le viene data importanza quando si deve decidere cosa far fare ai bambini.

L’altro tipo di attività proposta massicciamente ai bambini è quella dei corsi, che, al di là della qualità e della natura specifica dei contenuti, hanno tutti come denominatore comune quello di essere attività finalizzate ad un argomento definito. In realtà questa specie di ossessione ad istruire deriva da una concezione dell’apprendimento che riesce a considerare soltanto i saperi preconfezionati, misurabili, spendibili quindi anche in termini di prestigio ed autogratificazione (dei genitori naturalmente, sempre più insicuri sulle loro capacità educative e formative).

Noi siamo dell’avviso che nemmeno a scuola, e massimamente nel ciclo delle primarie, si dovrebbe centrare lo svolgimento delle materie su programmazioni rigide e predeterminate, ma almeno dopo 5 o 8 ore di scuola fatta come sappiamo, sembra davvero eccessivo che si vogliano ancora sottoporre i bambini ad altre attività di tipo prescrittivo.

 

IL CENTRO ESTIVO

 

Già durante l’estate scorsa abbiamo condotto per nove settimane una attività che ha visto la partecipazione di più di cento bambini che frequentavano il centro per tutta la giornata; per la prossima stagione estiva il centro estivo si terrà presso la sede di Forte  Marghera a Mestre.

Quello che più ci ha a fatto pensare durate questa esperienza è stata la la particolare affezione che i bambini, anche i più piccoli (si partiva dai 3 anni), hanno subito dimostrato al luogo ed alla atmosfera che vi si era instaurata. La giornata era scandita da poche attività regolari: l’assemblea ad inizio giornata, dove ognuno era libero di dire quello che gli passava per la testa, sogni inclusi, la visita agli animali, la preparazione collettiva del pranzo e il lavaggio dei piatti, rigorosamente obbligatorio anche per i più piccoli. Per il resto molte proposte diverse (creta, pittura, costruzioni, orto, scavo del fossato per cuocere le ceramiche, accensione fuochi, barbecue autogestiti e molto altro) anche con l’intervento di ospiti occasionali esterni (cuochi, teatranti, burattinai, ecc). Tutto comunque basato sulla libera adesione di ciascuno.

Le attività che avevamo stabilito come obbligatorie sono state accettate da tutti senza problemi: era una cosa scontata che ci fossero alcuni obblighi e che venissero accettati: che la vita in comune dovesse avere delle regole era un principio che anche i più piccoli non hanno avuto alcuna difficoltà ad accettare. Si è toccato con mano il valore del principio che le regole devono prima di tutto essere comprese per essere seguite.

Un altro elemento di grande suggestione, a detta dei bambini, è stata a sensazione che veniva loro data fiducia nello svolgere mansioni o attività che nella loro esperienza erano considerate solo dei grandi; erano quindi gratificati della libertà che veniva loro concessa.

Ma certamente l’elemento che più connotava la vita del centro  era la disponibilità degli adulti ad un uno sguardo attento al modo di essere dei singoli: lessicalmente questa disposizione si notava nella grande prevalenza del “tu” rispetto al “voi”: con i bambini si interloquiva individualmente; solo raramente ci si rivolgeva i bambini intesi come gruppo: il dialogo può avvenire solo con le singole persone; ai gruppi si possono solo dare ordini. E forse è proprio questo aspetto che i bambini hanno percepito come la particolarità di quelle giornate.

Con i genitori abbiamo periodicamente cercato di creare occasioni di incontro per condividere con loro le esperienze che andavamo facendo e possiamo dire che questa è stata una scelta proficua per entrambe le parti: spesso scoprivamo che ci descrivevano comportamenti tenuti dai figli in famiglia o a scuola del tutto diversi da quelli che stavamo conoscendo noi: bambini chiusi e taciturni che qui parlavano disinvoltamente in pubblico, difficoltà di alimentazione in famiglia che venivano superate rapidamente, la scomparsa di atteggiamenti di dipendenza dall’adulto e di insicurezza.

 

LE PROPOSTE PER LE SCUOLE

IL GESTO E LA PAROLA

Laboratori di narrazioni per immagini con l’uso dell’argilla, della pittura e delle immagini digitali. 

 

I laboratori che si stanno sperimentando in contesti scolastici ed extra scolastici, e che abbiamo chiamato “Il gesto e la parola”, vogliono avvicinare i bambini al mezzo espressivo estetico attraverso la strada della narrazione (anche autobiografica) per immagini.

I bambini vengono invitati ad elaborare, individualmente o collettivamente, racconti reali o di fantasia che poi traducono in figure attraverso il dipinto e la modellazione con l’argilla.

Nella nostra esperienza l’utilizzazione dell’argilla si è dimostrata uno strumento ricchissimo di potenzialità da molteplici punti di vista: l’atto del plasmare è così coinvolgente per i bambini di tutte le età che sembra rispondere ad un bisogno primordiale. La ricchezza di stimoli e sfide che suscita la modellazione la fa essere un po’ il simbolo della manualità: si passa quasi impercettibilmente dal puro piacere della manipolazione senza rappresentazione alla costruzione complessa e sottoposta a regole.

I laboratori si basano sulla interazione di diverse modalità espressive in un’unica esperienza comunicativa: la narrazione con parole, la rappresentazione per immagini pittoriche e plastiche, l’uso degli strumenti audiovisivi per la registrazione delle voci narranti e delle opere realizzate non sono fasi di lavoro staccate e successive, ma piani di espressione e comunicazione che si supportano e si valorizzano reciprocamente facendo emergere l’individualità di ognuno.

In questi laboratori viene infatti impiegato regolarmente l’utilizzo di mezzi multimediali per la raccolta e la sistematizzazione dei materiali prodotti, che vengono opportunamente registrati e documentati con mezzi fotografici e video e montati in filmati poi riprodotti e distribuiti a tutti i partecipanti a conclusione del percorso.

La pratica della documentazione audio e video che, quando è possibile, viene realizzata coinvolgendo i bambini stessi anche nelle fasi del montaggio, è funzionale all’intento di mettere al centro dell’interesse il percorso creativo: è una forma di rafforzamento dell’identità attraverso il riconoscimento del proprio operato in un oggetto permanente.

Le videostorie così prodotte sono insieme un momento di autorispecchiamento e una testimonianza che rimane nel tempo, del percorso personale di ciascun bambino; rendono inoltre praticabili forme di condivisione e socializzazione delle esperienze. (vedi alcuni esempi di videostorie)

La elaborazione in immagini delle narrazioni comporta una  presa di coscienza dell’importanza della componente figurativa nella descrizione della realtà. L’uso delle immagini consente di superare le frequenti difficoltà nell’utilizzo dell’espressione verbale nella narrazione di eventi emotivamente importanti. E’ noto come l’espressione  plastica e pittorica riesca a liberare stati interni che altrimenti non riuscirebbero ad essere verbalizzati: questa caratteristica può essere impiegata senza finalità esplicitamente terapeutiche in contesti in cui l’obiettivo sia quella dello sviluppo della comunicazione, intesa sia come  stimolo all’espressione ed al racconto di sé, sia come socializzazione delle esperienze individuali. Ho spesso potuto verificare come il mezzo espressivo utilizzato condizioni i contenuti stessi, ad esempio, del ricordo autobiografico: lo stessa esperienza, sopratutto se emotivamente coinvolgente, può spesso trovare una via di comunicazione attraverso la rappresentazione per immagini (particolarmente con l’argilla) e rimanere invece assolutamente invisibile se ci si limita alla parola.

Ho condotto diversi laboratori di questo genere nei centri di prima accoglienza e nelle scuole di italiano per stranieri ed ho potuto constatare come l’utilizzo della narrazione per immagini sia un mezzo particolarmente adatto per facilitare la comunicazione in  gruppi multilinguistici: l’ostacolo della lingua non è più sentito come tale, vista la universalità del linguaggio figurativo.

In generale l’accostamento di linguaggi espressivi diversi va contro l’abitudine a pensare alle cose traducendo il loro contenuto emotivo e conoscitivo in concetti intellettuali che sono univoci, rigidi, non ambigui. Le visioni delle esperienze che formiamo nella nostra mente vengono gradualmente espulse dal nostro orizzonte: quanto più si procede con l’età tanto più la pratica estetica-immaginativa viene accantonata e delegittimata, riducendola ad una attività marginale, slegata da qualsiasi relazione con le altre pratiche intellettive. Si tratta quindi di aiutare i bambini a tradurre in immagini esperienze interiori come le emozioni, i ricordi, i sogni, le visioni.

In ambito scolastico questo modo di procedere potrebbe essere uno stimolo al superamento delle rigide divisioni tra materie letterarie ed artistiche cui siamo purtroppo abituati.

 

vedi anche l’intervista ad Andrea Sola

vedi i progetti per le scuole 

 

Centro Pandora    www.corsipandora.it

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