Una esperienza che fa riflettere

PANDEMIA O PANDEMENZA?

 Lo studioso dell’educazione Sugata Mitra affronta uno dei più grandi problemi dell’istruzione: i fondamenti della capacità reale di apprendere. La straordinaria attualità di tali esperienze risulta particolarmente evidente nelle presenti circostanze.

I video che qui vorrei presentarvi sono delle esperienze che intervengono all’interno dell’attuale situazione con una forza a mio parere dirompente per rivelare la montagna di ipocrisie che sta accompagnando l’attuale dibattito sulla chiusura delle scuole (e di riflesso sull’uso del web e della didattica a distanza). Con una semplicità che solo chi si pone davvero il problema degli ultimi è forse ormai in grado di avere, ci ricordano delle verità che ormai non possiamo continuare ad ignorare.

Le enuncio per punti:

– i bambini anche piccoli hanno capacità di selezionare ciò che a loro interessa in totale autonomia

– il contributo degli adulti a questa attitudine al sapere deve consistere in un atteggiamento di sostegno (fornendo loro mezzi necessari) e di incoraggiamento (quella fiducia che non si ha mai nei loro confronti)

– i saperi, che ancora crediamo debbano essere dispensati solo da noi adulti, sono ormai, con i mezzi oggi a disposizione (che hanno cambiato RADICALMENTE il modo di apprendere), alla portata di tutti.

– tutte le difficoltà che si stanno incontrando nell’utilizzo della comunicazione a distanza sono le stesse che c’erano prima, con la differenza che ora non c’più nessuna copertura ‘istituzionale’ che deleghi alla scuola (nel caso delle famiglie), o al proprio ’ruolo’ di dispensatori di sapere istituzionalizzato pagati dallo Stato (nel caso degli insegnanti) la responsabilità della noia mortale con cui la grande maggioranza degli scolari ha vissuto la frequenza scolastica e il sacrificio con cui hanno vissuto la convivenza in famiglia.

-la esaltazione dell’importanza del contatto umano, ora mancante per forza maggiore, che viene esaltata come merito della scuola, non è altro che l’umanissimo desiderio di ogni essere umano (e massimamente dei bambini) di socializzare. Quella stessa socializzazione che l’attuale stile di vita cui li abbiamo sinora costretti ha umiliato in tutti i modi: un regime che ha costantemente negato i più elementari bisogni di stare all’aria aperta, di giocare in libertà, di usare le mani e il corpo per esprimersi,di socializzare liberamente tra coetanei, di seguire le proprie passioni.

Ci si sta accorgendo solo ora di quanto tutto ciò sia importante e si fanno panegirici su quanto la sua perdita sia dolorosa, dimenticando di come sia stato da un pezzo sacrificato in nome dello stile di vita che ha sinora pervaso la nostra vita fuori e dentro casa, fuori e dento la scuola.

Mi auguro di cuore che quanto stiamo ora vivendo ci serva per rinunciare all’illusione che basterà riavere il permesso di uscire di casa per ristabilire un rapporto ‘civile’ con i nostri figli e alunni. Che insomma questa pandemia non si riduca alla usuale pandemenza.