Germania, In classe ti insegno il lavoro; un articolo di Stefano Vastano. da L’Espresso

Fonti: L’Espresso

Altro che Gymnasium. La scuola migliore di Germania è un istituto professionale. Che mischia le età, abolisce le cattedre, la scegliere le lezioni, è solo femminile. E manda subito in fabbrica

di Stefano Vastano

Sono le 10 e 15 e nella classe “A 301″ una ventina di ragazze svolgono i compiti nel silenzio più assoluto. Colpisce che siano di nazionalità e di età diverse, bambine dai 10 sino a ragazze sui 16 anni. E, tra i banchi, quei box di plastica pieni di schede colorate. «Sono i nostri “box di apprendimento”», spiega Miriam Pineau, da 8 anni insegnante di tedesco e francese alla Anne-Frank Realschule. «Ogni giorno li riempiamo con esercizi diversi a seconda delle ragazze che si sono prenotate alle ore di lingua».

E già, perché in questa Realschule, o istituto tecnico professionale, a Pasing, un quartiere a nord di Monaco, sono le studentesse a scegliere, all’inizio della settimana, sia il ciclo di lezioni che il professore con cui studiarle. E mentre nelle scuole italiani gli istituti professionali perdono posizioni a favore dei licei questo di Pasing è diventato un esempio del successo della scuola tedesca. «Da noi il docente svolge il ruolo di Tutore o assistente alle lezioni che le ragazze si scelgono», spiega Eva-Maria Espermüller, preside dell’istituto femminile, «e le lezioni sono blocchi da 90 minuti perché stimolano di più il loro apprendimento». Anche voti e pagelle sono stati aboliti dalla Anne-Frank Schule, come i compiti a casa o per l’appunto la divisione in classi di età. Ma la vera differenza rispetto alle scuole superiori italiane è un’altra:«Nelle vostre scuole i ragazzi sgobbano da soli sui libri; noi puntiamo sul lavoro di squadra, e a sviluppare l’autonomia del singolo alunno abolendo del tutto l’insegnamento frontale».

Nelle 23 aule dell’istituto le cattedre ci sono, ma solo per poggiarvi i computer su cui le ragazze configurano il piano-settimanale o fissano le verifiche con gli insegnanti. No, l’edificio non è il top dell’architettura, ma uno scatolone anni ’60 in cui l’unica macchia di colore, all’esterno, è il murales blu di Anna Frank che sorride alle 640 ragazze e 63 docenti di questa Realschule. In Germania ce sono 2.400 di istituti professionali come questo; più altre 3.200 cosiddette “Hauptschule” o scuole di base che, dalla quinta alla decima classe, avviano i ragazzi alla scelta di una professione. Di istituti superiori corrispondenti ai nostri licei (chiamati Gymnasium) ce ne sono 3.200. Quest’anno è stata la Anne-Frank di Monaco a spuntare l’ambito premio che la Fondazione Bosch assegna alla “migliore scuola” di Germania. Un assegno da centomila curo consegnato dal ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier.

Superato alla decima classe, quindi a 16 anni, l’esame della Realschule, i ragazzi sono pronti per affrontare il cosiddetto “Dual Studium”: ad apprendere cioè, lavorando sino ad 8 ore al giorno, un mestiere in due anni e mezzo di “Praktikum” o tirocinio in un’azienda (ma con l’obbligo di ritornare, un giorno a settimana, sui banchi di scuola). Protetti da un vero e proprio contratto di apprendistato giovanile, alla fine ottengono il titolo di “Meister”, che li dichiara artigiani qualificati in una delle 330 professioni riconosciute oggi in Germania. «È questa figura del Mastro, con la sua perizia, a rendere grande la Germania», spiega lo storico Michael Stürmer, «è questo che nel mondo ci invidiano». Oggi Stürmer è un famoso intellettuale: «Ma mio padre, un generale della Bundeswehr, ha voluto che apprendessi un mestiere e così da ragazzo, per due anni, ho lavorato da un fabbro», ricorda.

Il primo vantaggio che il modello tedesco offre con lo “Studio duale” è la simbiosi scuola-azienda, o meglio aziendasocietà (visto i “Patti di lavoro” che governo e sindacati stringono con le imprese per specializzare i giovani usciti dalle Realschule). «Noi della Anne-FrankSchule siamo partner della Bmw e di altre imprese nella regione Baviera», dice la preside Espermüller, «e ogni anno allestiamo a scuola un ‘Forum del Lavoro “in cui le aziende si presentano ai ragazzi». Il bello di questi forum è che non sono solo i manager a decantare le aziende e prospettare agli studenti un tirocinio, ma gli stessi Azubi, come vengono chiamati i ragazzi che vi stanno svolgendo il “Praktikum”, a spiegare agli studenti le varie fasi dell’apprendistato. E il sistema Duale funziona eccome in Germania. L’anno scorso gli Uffici di collocamento tedeschi hanno registrato 530.700 giovani che hanno ultimato i due anni e mezzo del tirocinio (e non bastano mai: sempre l’anno scorso nelle aziende tedesche risultavano vacanti 33.500 posti di apprendistato). Sono in particolare i potenti sindacati, che in Germania siedono nei Consigli di sorveglianza delle aziende, a sostenere questo modello di formazione: nel gruppo Volkswagen, ad esempio, più che solo su aumenti salariali, «noi sindacati abbiamo spesso richiesto all’azienda nuovi posti di formazione per i più giovani», spiega Franco Garippo dei sindacati della Vw. Per il 2015 Thomas Sigi, responsabile del personale Audi, ha già garantito «la formazione di altri 700 giovani nei nostri due impianti in Germania».

Non è un caso allora se, invece di greco, latino o filosofia, siano le materie tecniche le più gettonate nelle varie Realschule. «Nella nostra scuola», spiega la preside Eva-Maria Espermüller, «oltre il 50 per cento delle ragazze si iscrivono ai corsi di matematica, fisica, biologia o informatica». È solo un mito quindi che le scienze siano un dominio dei ragazzi. I tre piani della Anne-Frank almeno sono suddivisi per colori: il terzo, in cui si studiano lingue straniere, è lilla e dedicato alla figura di Niki de Saint Phalle. Il secodo, ispirato a Rosalind Franklin, è verde perché lì si studiano scienze e sperimentano tecnologie; e al primo, azzurro e ispirato all’attivista Rosa Parks, le scienze sociali. Oltre a scegliere individualmente lezioni e docenti, nei loro “Log Buch” o schede di valutazione (ogni settimana devono firmarle sia i genitori che gli insegnanti), le ragazze sono tenute ad “auto-stimarsi”, a dare un giudizio sui test svolti e prefiggere obiettivi per il mese in corso. «Devo riuscire ad essere più puntuale e fare più sport», leggiamo tra gli “Obiettivi” del mese nel “Buch” di Lisa T. Ha 11 anni, il papà è tedesco e la mamma indonesiana.

Non siamo nei quartieri-bene di Monaco: « Qui il 60 per cento delle ragazze ha almeno un genitore straniero», spiega la professoressa Pineau, «ma sinora le abbiamo portate tutte al decimo anno». Quello decisivo appunto, in cui gli alunni delle Realschule optano o per l’esame integrativo che gli consentirà il passaggio ai due anni di liceo (e quindi alle università); o la via dell’apprendistato per ritrovarsi, già a 20 anni, con un mestiere in mano. «Anche questo sistema duale», spiegano al ministero della Cultura di Berlino, «ha aiutato la Germania a superare la crisi economica». Sicuramente ad abbattere la piaga della disoccupazione giovanile, che nel paese della Merkel è al di sotto dell’8 per cento e quindi tra le più basse in Europa. Non per niente anche la Kanzlerin è entusiasta dei risultati spuntati con questo modello scolastico.«Da ragazza avrei studiato molto volentieri in questo istituto», ha ammesso di recente Merkel dopo una visita alla “Lisa-Meitner Schule”,uno degli istituti professionali (con indirizzo chimico) aBerlino.AncheAnnaFreudberg, che ha compiuto 18 anni, è molto sicura della scelta fatta: «Non volevo continuare la routine scolastica, ma imparare un mestiere in una vera azienda», dice lei che si è diplomata due anni fa allaAnne-Frank. «A scuola ho puntato tutto sui corsi di matematica e fisica», spiega, «e nell’ultimo anno ho frequentato corsi per saper scrivere domande di lavoro ed affrontare colloqui nelle aziende». Era indecisa se svolgere il tirocinio alla Bmw o alla Webasto, una delle imprese bavaresi nell’indotto delle quattro ruote. Alla fine Anna ha scelto la Webasto, «dove ho passato il primo anno nella segreteria dell’ingegner Reimer, presidente dell’azienda».

Secondo gli esperti, come Uwe Lehmpfuhl dell’Istituto di formazione a Bonn, in queste scuole si insegna «un sapere molto orientato alla praxis a caratterizzare il sistema duale tedesco». Il concretissimo vantaggio di questo percorso è che, sin dai primi giorni, è retribuito: nei primi dodici mesi di tirocinio AnnaFreudberg ha percepito 848 euro al mese. Al secondo anno – «in cui ho lavorato in tutti gli altri settori dell’azienda», ricorda – il mensile era salito a 895 euro. Ora che è all’ultimo semestre prende sui 920 euro, «ma il punto essenziale è la garanzia di un posto nell’azienda che mi ha formato, che conosco e in cui tutti mi conoscono». La prospettiva del posto più o meno sicuro non è l’ultimo dei vantaggi del “Duales Studium”. L’altro è che, entrato nell’azienda, al giovane lavoratore non si precludono per sempre le porte dell’università.«Mio fratello Johannes», continua Anne, «dopo Realschule e tirocinio è ora meccanico alla Bmw, ma ha appena deciso di iscriversi ad ingegneria all’università di Monaco». È la stessa azienda che, tramite modelli flessibili di lavoro, spinge i più giovani operai a specializzarsi. «Due diplomi nel giro di 3 anni?», si legge nel dépliant che la Bmw ha affisso nella bacheca della Anne-Frank Schule. «Se vuoi collegare lavoro e teoria», propone il dépliant, «il Gruppo Bmw ti offre la possibilità di conseguire, dopo il tirocinio in due anni, anche la maturità per il Bachelor».

Sbocchi professionali e opportunità per i più giovani non mancano, almeno nel Land più ricco della Germania; persino nel giornaletto scolastico della Anne Frank Schule vi sono annunci («cerchiamo ragazzi per il tirocinio in meccanica e logistica negli impianti di Monaco e Landsberg», dice quello della Iwis, azienda di macchinari con mille dipendenti).

Nella classe “A 301″intanto, l’undicenne Lisa è alle prese con la grammatica francese e sulla lavagna ha scritto: «Help!, ho problemi con la traduzione». Nel corridoio al terzo piano ci sono i banchi dove le ragazze più grandi aiutano le più giovani come Lisa a risolvere i problemi della lezione. «Noi professori siamo gli ultimi a cui le ragazze devono rivolgersi», spiega la professoressa Pineau. «Devono provare tra loro a sciogliere i nodi che incontrano». La preside Espermüller giura che«l’importante è che i giovani apprendano l’autostima, il lavoro di gruppo e la curiosità per il sapere tecnico e interdisciplinare. È questo che le aziende cercano nei loro tirocinanti».