Un testo di Alice Miller

I consigli che si danno per l’educazione dei bambini rivelano più o meno chiaramente la presenza di molteplici bisogni dell’adulto, di natura molto varia, il cui soddisfacimento non solo non è salutare per la crescita vitale del bambino, ma addirittura la ostacola. Questo vale anche per i casi in cui l’adulto è onestamente convinto di agire nell’interesse del bambino.


Fra tali bisogni rientrano:
1. Il bisogno inconscio di trasmettere a qualcun altro le umiliazioni vissute in passato;
2. Il bisogno di trovare una valvola di sfogo per gli affetti respinti;
3. Il bisogno di possedere un oggetto vivente sempre disponibile e manipolabile;
4. La necessità di mantenere l’autodifesa, vale a dire il bisogno di conservare l’idealizzazione della propria infanzia e dei propri genitori, cercando attraverso la giustezza dei propri principi educativi una conferma di quelli dei genitori;
5. La paura della libertà;
6. La paura del ritorno del rimosso, che si ripresenta nuovamente nel proprio figlio e che ancora una volta si deve combattere, dopo averlo già annientato in sé stessi;
7. E infine la vendetta per le sofferenze patite.
(…)
Questo però non significa che il bambino debba crescere come un piccolo selvaggio. Egli ha bisogno essenzialmente di rispetto da parte delle sue persone di riferimento, di tolleranza per i suoi sentimenti, di sensibilità per i suoi bisogni e per le offese che riceve, e di onestà da parte dei genitori, la libertà dei quali – e non le riflessioni educative – provvederà poi a porre al bambino dei limiti naturali.
Ma è proprio quest’ultimo punto a creare le maggiori difficoltà a genitori ed educatori, per i seguenti motivi:
1. Se i genitori hanno dovuto imparare molto presto nella loro vita a ignorare i propri sentimenti, a non prenderli sul serio, anzi a disprezzarli o a deriderli, allora verrà loro a mancare la sensibilità necessaria per orientarsi nel rapporto con i figli. In sua sostituzione essi cercheranno di applicare, come una protesi, i princìpi educativi. Avranno, per esempio, paura talvolta di mostrarsi affettuosi con loro pensando di viziarli…
2. Quei genitori che non hanno imparato da bambini ad avvertire bisogni propri e a difendere i propri interessi, visto che non era stato loro accordato il diritto di farlo, rimarranno per tutta la vita privi di orientamento e perciò si aggrapperanno a norme educative fisse. Questa mancanza di orientamento però, nonostante tutte le varie norme, porta a rendere molto insicuro il bambino…
(…) Per i sensi di colpa che gli derivano dalle punizioni somministrate ingiustamente, (un padre severo) diventa (ogni tanto) all’improvviso insolitamente tollerante, suscitando l’inquietudine del bambino, che non regge l’incertezza su quale sia il vero volto del padre, e che perciò lo provoca con crescente aggressività a perdere alla fine la pazienza… E simili situazioni – in cui il bambino ha “passato ogni limite” – servono poi ai pedagoghi per dimostrare la necessità della disciplina e dei castighi.
(…)
4. Una situazione analoga si verifica quando i bambini vengono addestrati rigidamente, come succedeva nell’educazione “antiautoritaria” degli anni ’60, ad assumere un determinato comportamento che i genitori avevano un tempo desiderato essi stessi di poter manifestare… I bisogni autentici del bambino possono così essere completamente ignorati. In un caso a me noto, un bambino che era triste venne per esempio incoraggiato a rompere un bicchiere in un momento in cui lui avrebbe invece preferito arrampicarsi in braccio a sua madre. I bambini che si sentono continuamente incompresi e manipolati in questo modo divengono effettivamente confusi e sviluppano una ben motivata aggressività.