Cosa sono le emozioni? Percorso filosofico a cura di Luca Mori

Percorso filosofico a cura di Luca Mori www.giocodelle100utopie.it

 

TAPPA 1

Cosa sono le emozioni?

Compito per gli adulti:

Prima:

1. Pensate una breve definizione

di “emozione”. Se volete, scrivetela nel foglio qui a fianco

2. Provate a trovare un modo per distinguere

“emozione” da “sentimento”

Poi:

3. Girate questo foglio e troverete qualche definizione dei bambini

 

La parola ai bambini

Durante un incontro in una prima elementare, in poche battute, sono stati nominati e

distinti ben sette “sentimenti”: gioia, rabbia, paura, tristezza, disgusto, felicità e coraggio.

Non è stato difficile accorgersi che ben cinque di questi richiamavano i personaggi di un

film d’animazione che molti dei presenti avevano visto da poco (Inside Out, 2015, Pixar

Animation Studios, distribuzione Walt Disney Pictures).

C’è qualcosa che accomuna quelle parole? Il fatto che «sono parole», osserva

argutamente qualcuno. Una bambina (classe I D Solvay) aggiunge però che quelle indicate

dalle parole dell’elenco «sono cose che provi». Un bambino (classe I D Solvay) aggiunge

che sono «cose spontanee che ti vengono dal corpo»; poco dopo, anziché «dal corpo»

dice «dalla mente». Dunque, dal corpo o dalla mente, oppure da entrambi?

Notiamo ancora che il gruppo di prima elementare ha introdotto due termini in più

rispetto ai personaggi di Inside Out. Oltre alla distinzione tra “gioia” e “felicità” (parole

che però sono sinonime ad avviso di molti) hanno introdotto il “coraggio”. Ai sette

sentimenti citati in precedenza, i bambini di un’altra prima elementare (I C Solvay) hanno

aggiunto la meraviglia. In una classe seconda (II A Fucini), l’elenco è diventato più lungo,

suscitando poi il problema di distinguere tra emozioni e sentimenti: paura, tristezza,

felicità, gioia, rabbia, gelosia, invidia, affetto, nervosismo, timidezza, bellezza. Qui ad

esempio un bambino spiega che i sentimenti rimandano a qualcosa che «si sente»;

mentre una bambina intuisce che «le emozioni creano i sentimenti» e ritiene che, dal

momento che le prime creano i secondi, le prime – dunque, le emozioni – sono «più

grandi» dei sentimenti. Nel quadro del rapporto grande/piccolo qui introdotto, i bambini

non sono tuttavia concordi sulla collocazione delle emozioni: c’è infatti chi ritiene che le

emozioni siano più piccole perché non si vedono e si sentono di meno.

Passando a bambine e bambini più grandi (IV C Solvay), l’elenco delle emozioni o dei

sentimenti (come cose «che si sentono») si è ulteriormente allungato: felicità, invidia,

odio, tristezza, rabbia, amore, paura, delusione, amicizia, dolore, divertimento, malvagità,

disgusto, bellezza, bruttezza, gioia, timidezza, contentezza, disprezzo, simpatia, dolcezza,

curiosità, pace, noia, allegria, ferocia.

 

TAPPA 2

Gli animali provano

emozioni?

Compito per gli adulti:

Prima:

1. Pensate ad una risposta: sì, no, dipende

(esempi su quali animali sì e quali no)

2. Mettete una X nel foglio a lato, in base alla vostra idea

Poi:

3. Girate questo foglio e troverete qualche idea dei bambini

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La parola ai bambini

Secondo i bambini di sei anni (I C Solvay), anche gli animali possono provare emozioni.

Se si introduce l’esigenza di fare distinzioni, non risulta facile avere posizioni chiare al

riguardo: in una prima elementare, cane, gatto, orso, pesci e uccelli sono tra gli animali

che proverebbero più emozioni; elefanti e tigri sarebbero in una posizione intermedia

rispetto agli animali che ne provano meno, rappresentati in modo esemplare dalle

formiche. Bambini coetanei (I D Solvay) possono però sostenere che gli animali non

provano emozioni. Una bambina ad esempio dice che un cane «è arrabbiato per niente»

(è come se non fosse arrabbiato, non avendo un motivo per arrabbiarsi?), mentre un

bambino afferma che «la formica non prova emozioni». Ancora, secondo una bambina «gli

orsi non provano emozioni»; o meglio, le provano solo in alcune situazioni, ad esempio

«solo quando attaccano».

TAPPA 3

Che emozioni vedete qui?

Compito per gli adulti:

Prima:

1. Pensate ad almeno 2 emozioni “trasmesse” dal quadro

2. Scrivete le due emozioni nel foglio qui accanto

Poi:

3. Girate questo foglio e troverete qualche idea dei bambini

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La parola ai bambini

Sulla lettura delle emozioni nei visi umani nelle opere d’arte, facciamo alcuni esercizi

di confronto tra ciò che i bambini rilevano e ciò che stanno rilevando alcuni

programmi informatici recenti, che dovrebbero “riconoscere le emozioni”. Vedi in

particolare il progetto di riconoscimento artificiale delle emozioni di Microsoft

(Artificial Intelligence Detection Project)

Ecco i bambini sulla Gioconda (Leonardo Da Vinci)

NOTA BENE: in verde i valori più alti; in rosso i valori più bassi

IV C Solvay II A Fucini I D Solvay

Rabbia 0% 2% 4%

Paura 2% 6% 3%

Tristezza 13% 12% 17%

Gioia 40% 29% 33%

Cura 20% 16% 10%

Giocosità 5% 20% 3%

Curiosità 20% 15% 30%

Una bambina di sei anni (I D Solvay) ha attribuito il valore massimo consentito alla

paura perché «la faccia non è neanche un pochino felice» e «per il cielo» (effetto del

contesto sull’immagine); un’altra bambina attribuisce la tristezza al personaggio

tenendo conto del cielo e perché lei stessa (l’osservatrice) ha «paura delle montagne».

Un’altra bambina interpreta come tristezza il fatto che «non è tanto sorridente». Con

un gruppo di bambini (I C Solvay) ci siamo anche chiesti: a cosa sta pensando la

persona ritratta? Ecco alcune ipotesi: «a come viene nel quadro»; «Ho raccolto dei

fiori»; «alla sua famiglia»; «di andare da qualche parte»; «una persona mi ha trattato

bene»; «Ha fatto un sogno di avere tanti animali»; «A un’idea per riposare un po’»; «A

qualcuno che le manca»…

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#ilcorpocomeconfine

TAPPA 4

Senza parole

Espressione Emozione

Abbiamo studiato l’espressione delle emozioni

Compito per gli adulti:

Prima:

1. Quale emozione associereste a ogni espressione?

Poi:

2. Girate questo foglio e troverete le risposte

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Soluzioni

Espressione Emozione

paura

gioia

rabbia

tristezza

rabbia

Abbiamo concentrato la nostra attenzione in particolare sui sette sistemi

emozionali di base individuati dalle neuroscienze affettive (cfr. Jaak Panksepp, L.

Biven, Archeologia della mente. Origini neuroevolutive delle emozioni umane, trad.

it., Raffaello Cortina Editore, Milano 2014).

SENTIMENTI INDIVIDUATI

DAI BAMBINI

EMOZIONI DEL FILM

INSIDE OUT

SISTEMI EMOZIONALI NELLE

NEUROSCIENZE AFFETTIVE

Gioia Joy, Gioia Piacere (desiderio)

Rabbia Anger, Rabbia Rabbia (collera)

Paura Fear, Paura Paura (ansia)

Tristezza Sadness, Tristezza Panico, sofferenza (tristezza)

Disgusto Disgust, Disgusto –

Felicità – –

Coraggio – –

– – Ricerca

– – Giocosità (gioia sociale)

– – Cura

TAPPA 5

Con parole… enigmatiche

!

Chi è felice non lo sa / Felice non è chi di esserlo non sa

La paura fa di una mosca un elefante

La rabbia rende l’uomo cieco

Compito per gli adulti:

Prima:

1. Pensate all’interpretazione di questi proverbi e modi di dire

Poi:

2. Girate questo foglio e troverete le risposte dei bambini

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La parola ai bambini

Chi è felice non lo sa / Felice non è chi di esserlo non sa

2 A Fucini: «Secondo me si può essere felici anche se non lo sai» [può capitare a volte

di essere felici e di avere anche un po’ paura allo stesso tempo]; «Per me possono

capitare entrambe le cose [saperlo e non saperlo]: se uno è felice»; «può capitare di

essere felici senza sapere il perché, ad esempio quando un pagliaccio fa ridere»;

«Secondo me lo deve sentire [la felicità]: altrimenti se no non è felice». Si può essere

felici senza sentirlo: se lo si sente, poi si sa anche di essere felici. Bambino: «Io dico

che anche quando non lo sentiamo siamo felici, perché [può capitare che] siamo

troppo felici da non sentirlo». In questo caso, non si sente la felicità eccessiva, come

prima qualcuno diceva a proposito della felicità troppo piccola per essere sentita.

«Troppa felicità ci confonde», commenta qualcuno. Secondo una bambina «se senti [la

felicità] sei felice, altrimenti non sei felice».

La paura fa di una mosca un elefante

2 A Fucini: «Quando hai paura, la paura ti può trasformare, puoi diventare con la

faccia rossa». «Faccio un esempio, tipo te sei davanti all’entrata di una caverna hai

pochissima paura e quando entri è buio la paura diventa grandissima». «Hai una paura

grossa secondo me e poi pian piano diventa piccola». Un bambino chiama in causa

l’immaginazione, che “ingrandisce” le cose di cui si ha paura.

La rabbia rende l’uomo cieco

2 A Fucini: «se una persona è arrabbiata con un’altra non la vuole vedere». «Da

quanta rabbia hai non puoi vedere… nessuno; tipo hai rabbia e da quanta rabbia hai

non puoi guardare niente». «Per me la rabbia rende l’uomo cieco perché da quanta

rabbia hai ti stordisce». «La rabbia rende luomo cieco: hai tantissima rabbia… non

vuoi vedere più nessuno». «La rabbia che rende l’uomo cieco vuol dire che uno è così

arrabbiato che non vuole sentire e vedere nessuno». «Quando uno è arrabbiato con

se stesso e aveva fatto una cosa che non doveva fare». «Mi ero arrabbiata per avere

fatto cosa che non andava bene e non volevo più vedere nessuno». «Non ti ricordi più

perché sei arrabbiato alla fine». Qui e in altre classi (anche I C e I D Solvay) si trova poi

che la rabbia rende ciechi rispetto alle conseguenze di ciò che si fa: e allora capita di

pentirsi di ciò che si è fatto (per rabbia), ma il pentimento può arrivare troppo tardi.

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#ilcorpocomeconfine

TAPPA 6

Come si trasmettono le

emozioni?

Compito per gli adulti:

Prima:

1. Pensate un po’ alla domanda: almeno 1 minuto 🙂

Poi:

2. Girate questo foglio e troverete tante idee dei bambini

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La parola ai bambini

Attorno ai sette anni, i bambini si mostrano capaci di fare ragionamenti elaborati sulla

trasmissione delle emozioni, con alcune interessanti distinzioni. Un bambino ad

esempio fa la seguente ipotesi: gioia e tristezza si trasmettono da una persona

all’altra (nelle normali situazioni quotidiane); non si trasmettono il disgusto e la rabbia;

mentre la paura può trasmettersi, a volte.

Attorno ai nove e ai dieci anni la questione viene affrontata con particolare trasporto

quando si discute dell’esperienza dell’attore o più in generale del rapporto

tra attori e spettatori (al teatro o al cinema).

Una bambina (IV C) pensa al rapporto tra attore e spettatore e sostiene che

l’espressione del viso sia il veicolo principale dell’emozione. Dopo avere rilevato il

ruolo degli occhi e della bocca, però, nota l’importanza più in generale dei

movimenti del corpo mentre un’altra bambina sottolinea il ruolo del contesto,

degli «oggetti che stanno intorno».

Una bambina aggiunge che l’attore si deve «fare toccare dall’emozione: se è un

personaggio triste, deve provare tristezza»; deve, per così dire, farsi toccare dalla

tristezza. Un’altra tuttavia sostiene che l’attore deve pensare al personaggio, senza

farsi toccare dall’emozione. Troviamo qui le due alternative centrali del Paradosso

dell’attore (Paradoxe sur le comédien) di Denis Diderot, che si inserisce in un

importante dibattito tra XVIII e XIX secolo.

Ecco alcune idee dei bambini al riguardo: «[L’attore], per fare sembrare che è triste,

può sbattere gli occhi e sbattere gli occhi fa uscire le lacrime»; oppure può «pensare a

un momento brutto». Si può anche ricorrere a «una cremina che usano a teatro che te

la spalmi e ti irrita e ti fa piangere». Oppure, si può guardare un film triste prima di

entrare in scena, facendosi così contagiare dalla tristezza del film. Oppure si potrebbe

«pensare a un simbolo che rappresenta la tristezza», come la stella degli Ebrei.

Secondo qualcuno però l’attore può diventare triste «pensando alla storia che deve

recitare», se include una parte che evoca tristezza; oppure pensando a «qualcosa di

brutto che ti è successo» o che «potrebbe succedere».

 

TAPPA 7

Rimedi?

Paura

Rabbia

Tristezza

Compito per gli adulti:

Prima:

1. Ci sono rimedi a emozioni come paura rabbia e tristezza?

Poi:

2. Girate questo foglio e troverete qualche idea dei bambini

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La parola ai bambini

Paura

(I C / I D Solvay). Pensare e guardare se ciò di cui abbiamo paura c’è davvero,

esiste. Andare nel lettone di mamma e babbo. Andare da qualcuno che ti può

coccolare (come una sorella). Farsi aiutare da qualcuno (come mamma) a scoprire

perché succedono delle cose che sembrano strane (es. strani rumori ecc.).

Andare da mamma o da zia. Tenersi per mano o tenere un contatto con

qualcuno.

(II A Solvay). Distrarsi, amicizia. Essere “tenuti” (abbracciati) da altri (per

affrontare paura di andare in bici, provare e riprovare). Se siano tante persone

che si ha paura e veniamo tutti in un posto uniti. Provaci ad affrontare la paura.

Con una carezza. Respiriamo, buttiamo fuori l’aria e diciamo: “Non ho più

paura”. Fare altro per non pensarci più. Consiglio del nonno: prendo un foglio e

dei pennarelli e la disegno (ciò di cui ho paura). Darsi degli schiaffi… Cercare di

pensare ad altro. Provarci fino a quando non ho più paura e lo faccio. Cura per

tutte? Basta parlarne, dice una bambina.

Rabbia

(I C / ID Solvay). Non picchiare gli altri, ma picchia un sacco per la boxe o

altre cose. Prova a sopportare la rabbia. Pensa che puoi fare pace. Invitare gli

amici. Rimediare all’odio tra due che si picchiano intervenendo e dicendo

“basta” (stando attenti alla reazione che potrebbero avere). Chiudersi in camera,

mettersi sul letto e tranquillizzarsi. Dire “scusa” e “non lo faccio più”

Tristezza

(I C / I D Solvay). Pensa che il motivo della tristezza passerà presto. Non fare

stare in pensiero gli altri (andando via di casa, ad esempio) e chiedere scusa

tornando a casa. Donare un giocattolo. Consolare, avvicinarsi, toccando gli altri.

Andare a mangiare dai nonni e dai genitori. Andare a cercare una persona che

conosci per parlare. Giocare con la mamma (se c’è), col babbo (se c’è) o con

qualcuno (esempio fratello, sorella ecc.). Aiutare gli altri o difenderli (se qualcosa

li rattrista). Prestare le cose. Pensare a giocare (es. a pallone) e poi andarci.

Giocare con i puzzle. Leggere: vanno bene tutti i libri. Fare una cosa che ci piace.

(II A Fucini). Stare tranquilli, perché tutto finisce. Stai tranquillo e prova a

essere felice. Se andate al paese della felicità, provate a divertirvi come si

divertono loro (dove altri sono felici, si può diventare felici: è un po’ come la

febbre anche la felicità: come anche la febbre, è contagiosa).

 

TAPPA ∞

Paesaggi emotivi

Abbiamo provato a realizzare MAPPE DELLE EMOZIONI E DEI

SENTIMENTI, EVIDENZIANDO LE LORO RELAZIONI DESCRIVENDO IL

NOSTRO “MONDO INTERIORE” COME UN PAESAGGIO

Una mappa di un paese immaginario chiamato “Tenerezza”,

ispirato da Clélie, historia romaine 1654 di Madame de Scudéry.