A proposito dell’esperienza della preside Maria De Biase

A proposito dell’esperienza della preside Maria De Biase, ieri andata in onda nel programma “Che ci faccio qui” su Rai 3
di Andrea Sola

Credo sia utile e necessario evidenziare, a proposito dell’esperienza condotta dalla dirigente Maria De Biase nell’Istituto Comprensivo di Santa Marina di Policastro e precedentemente in quello di Scario, come essa rappresenti non soltanto un esempio di efficace e coerente rispetto dei principi ecologici ambientali ed alimentari, ma anche, e forse prima di tutto, un esempio di come sia possibile indirizzare le attività didattiche allo sviluppo di una reale comunità educante.


Lo spirito che ha sostenuto tutti i momenti di questo percorso è la consapevolezza che sia fondamentale puntare alla crescita del senso di responsabilità degli insegnanti nello svolgimento dell’impegno didattico, contrastando la tendenza subire tutte le iniziative e le proposte che esulino dalla routine come un sovrappiù di impegno. Questo coinvolgimento di tutto il personale scolastico nella gestione della vita scolastica fa si che si possa creare un clima di collaborazione e familiarità (normalmente estraneo alla normalità scolastica), che rende la figura del dirigente non più una autorità distaccata con funzioni di pura supervisione burocratica, ma una presenza viva e concreta, vicina ad ogni aspetto e momento della vita scolastica.
Questo gestione realmente collaborativa ed inclusiva si ripercuote anche nel rapporto che gli allievi hanno con i docenti, in quanto viene stimolato il loro senso di appartenenza, di responsabilità e di autonomia, contribuendo così al progressivo abbandono del tipico atteggiamento di passiva sottomissione alle regole.
L’esperienza condotta da mdb ha avuto una grande notorietà per la forte carica innovativa sul piano dei valori ecologici che rappresentava; ma questa adesione di facciata si sta rivelando ’troppo facile’ perchè rimane poi priva di conseguenze pratiche: le tematiche ecologistiche godono oggi di una grande considerazione ed è quindi facilmente comprensibile che a livello di opinione pubblica vi sia un elevato interesse per tutto ciò che può rappresentare una ‘buona pratica’ in atto; ma quello che difficilmente viene colto sono le implicazioni che una esperienza virtuosa comporta al momento della sua reale messa in atto, cioè tutti gli ostacoli di varia natura che vi si frappongono: burocratici, sociali, psicologici. Non a caso quando chiedevo a Maria De Biase se, viste le sue numerosissime occasioni di presentazione della attività, potesse segnalarmi altri casi simili in corso, la sua risposta sia stata negativa su tutta la linea.
Al di la di tutte le ipocrisie di quanti si limitano ad apprezzare a parole questa esperienza senza però mai nemmeno provare a metterla in pratica a loro volta, non bisogna assolutamente dimenticare che chiunque voglia affrontare il compito di provare a modificare anche solo alcuni degli aspetti che regolano la vita scolastica (anche solo di quelli che più stridono con le criticità più evidenti, come la difesa dell’ambiente e della salute) deve essere consapevole che si troverà necessariamente di fronte ad una continua resistenza al cambiamento; e ciò per svariate ragioni che hanno a che fare con fattori che hanno origine sia dalla ‘naturale’ tendenza da parte del corpo docente a non modificare delle pratiche ormai consolidate e quindi rassicuranti, sia da parte dell’apparato istituzionale che è costruito per non accogliere, o per meglio dire, per neutralizzare la carica innovativa di tutte le proposte e le impostazioni metodologiche che tendono a favorire la libertà di iniziativa. Vi è oggi una sempre più spiccata tendenza a ‘regolamentare’ ogni aspetto della vita scolastica che, anche se realizzato all’interno di cornici molto ‘evolute’ nei principi ispiratori, costituisce di fatto un ostacolo che scoraggia di fatto ogni impegno autonomo.
E’ tuttavia possibile che queste resistenze possano cominciare ad essere contrastate solo se crescerà la consapevolezza che queste battaglie siano condivise e che gli inevitabili scontri che esse produrranno siano parte di un movimento che, seppure ancora molto minoritario, si sta diffondendo ovunque. La condizione di disagio profondo in cui versa la scuola oggi sta creando un malessere diffuso e crescente; esso potrà tradursi in reali mutamenti solo se riuscirà a trovare le forme per materializzarsi in uno sforzo collettivo e non più circoscritto alle singole realtà locali. Per questa ragione essa non potrà limitarsi a coinvolgere chi è impegnato direttamente all’interno della scuola, gli insegnanti e le famiglie, ma dovrà coinvolgere anche tutti coloro che, a vario titolo, sono sensibili al problema scolastico.
Questo movimento di resistenza e opposizione, per potersi davvero concretizzare in mutamenti efficaci, deve canalizzarsi in momenti di aggregazione che si diano come obiettivo delle vere e proprie ‘piattaforme rivendicative’. Crediamo comunque che questa azione debba proporsi come una vera e propria battaglia culturale che non potrà non assumere la natura di una battaglia condotta in nome dell’infanzia e della gioventù, che è la vera vittima dello stato di cose presente.
E’ a questo che si deve lavorare, ed è all’interno di questa prospettiva che possono assumere un particolare valore quelle esperienze che, pur essendosi potute verificare per la presenza di fattori ‘anomali’ (come in questo caso l’azione di una persona particolarmente forte e determinata), rappresentano degli esempi di successo.
L’intervento sul piano ecologico intrapreso da Maria De Biase nella sua scuola rientra in realtà in un lavoro di più ampio respiro che invece non trova adeguato riscontro e visibilità anche da parte dei suoi estimatori, ma che è invece la cornice entro cui andrebbe collocato per coglierne la valenza più radicale.
Vale quindi la pena elencare, seppure in estrema sintesi, le attività che sono state portate avanti con successo nel corso degli anni da Maria De Biase.
– interesse prioritario alla cura della formazione dei docenti con la promozione di interventi pianificati dalla scuola stessa, utilizzando le risorse interne, quelle offerte dalla comunità locale e quelle provenienti dall’esterno.
– attenzione costane all’arricchimento dei saperi messi a disposizione degli studenti con iniziative di varia natura portate avanti utilizzando anche le risorse offerte dall’invito di ospiti esterni che hanno potuto dare il loro contributo di saperi e competenze utili, e dall’accoglienza e condivisione delle esperienze portate dai visitatori che occasionalmente si sono avvicinati alla scuola ed al suo territorio.
– un impegno concreto sul fronte della ecologia e dell’inquinamento ambientale ed alimentare; impegno concretizzatosi nell’introduzione di pratiche del tutto innovative sul piano dell’alimentazione (l’abolizione dei cibi industriali e l’introduzione di alimenti genuini all’interno stesso della scuola) e del riciclo (il recupero degli olii esausti convertiti in sapone).
– interventi di controllo e repressione di comportamenti violenti o comunque lesivi del rispetto degli allievi messi in atto da singoli elementi del corpo docente (costati tra l’altro un durissimo scontro con parte della comunità locale che ha reso necessario far ricorso ad una scorta da parte della pubblica sicurezza).
– impegno costante alla denuncia delle emergenze sociali come la lotta alle mafie ed a tutte le forme di illegalità diffusa, con particolare attenzione alle emergenze locali.
– organizzazione di eventi musicali e teatrali di cui gli allievi sono stati protagonisti.
– organizzazione di eventi e feste, sia all’interno che all’esterno della scuola, che hanno coinvolto l’intera comunità locale.
– attenzione alla promozione di attività finalizzate all’autofinanziamento della scuola (oltre alla più nota, la produzione delle saponette, nella scuola si riciclano moltissimi materiali di scarto, come le stampe pubblicitarie, o naturali, come la ginestra per la costruzione di tessuti, ecc).
per incrementare i mezzi a disposizione per potenziare la crescita dell’offerta formativa rivolta sia agli allievi che ai docenti – sostegno a distanza a progetti di alto valore sociale (con regolari donazioni diparte dei proventi delle attività di autofinanziamento messe in atto dalla scuola).
– disponibilità ad accogliere studenti provenienti da altre zone.
– utilizzo dei media per dare risalto e prestigio alle iniziative e costituire quindi anche ulteriori elementi di legame con la comunità locale.