ALCUNE MOSSE A COSTO ZERO PER FAR PARTIRE SUBITO LA BUONA SCUOLA, di Daniele Novara

Lettera aperta al Presidente del Consiglio

Caro Presidente Matteo Renzi,
aver messo in agenda, con il dovuto rilievo, la necessità di una buona scuola è un passo importante per in- vertire la tendenza governativa de- gli ultimi anni volta a mortificare, senza alcun imbarazzo, la qualità del sistema scolastico italiano.

Le conseguenze di questi ultimi anni orribili sono sotto gli occhi di tutti, bastano tre dati per render conto della tragedia della scuola italiana: • l’abbandono scolastico non è mai arretrato stabilizzandosi su percen- tuali comunque elevatissime
• ogni anno aumenta la diagnostica medico sanitaria degli alunni (le classi elementari con un bambino su tre diagnosticato sono ormai nella norma)
• infine la drastica diminuzione dei numeri dei laureati italiani in asso- luta controtendenza europea.
O la scuola è di qualità o è dan- nosa. Purtroppo non ci sono mez- ze misure.
Senz’altro la buona scuola non la fanno le nuove tecnologie. Ritengo la didattica digitale una pura e sem- plice invenzione di un marketing sempre più cinico verso le nuove ge- nerazioni. Specialmente i bambini, per tutta l’infanzia, hanno bisogno di esperienze concrete, sensoriali, tangibili e anche motorie. Per i bambini è meglio un gesso alla la- vagna che l’ennesimo videoschermo in forma di LIM, meglio un quaderno dove passare il segno della biro piuttosto che una tastiera dove pi- giare un unico dito, meglio un libro da sfogliare che un tablet su cui tra- scinare un pollice.

Le ricerche scientifiche hanno ab- bondantemente fatto piazza pulita di queste mitologie degli estremisti della new economy. Se vuole può leggersi il libro del neuroscienziato tedesco Manfred Spitzer Demenza digitale, edizioni Corbaccio, ma non guasta ricordarle che lo stesso Steve Jobs aveva interdetto ai suoi bambini l’uso del computer, forse perché conosceva fin troppo bene di cosa si trattasse.

Insista piuttosto su una formazione pedagogica degli insegnanti che comprenda le metodologie didatti- che, la relazione educativa, le cono- scenze psicoevolutive degli alunni. Tutte le ricerche internazionali con- tinuano a dimostrare che una buona scuola vuol dire buoni insegnanti preparati non solo nelle discipline ma specialmente nei metodi di ap- prendimento, nella capacità di svi- luppare e liberare le risorse degli alunni piuttosto che imbrigliarle in sterili e precoci valutazioni. Qualcosa si può fare subito e anche a costo zero:

– togliere i voti numerici nella scuo- la dell’obbligo, ripristinati disgra- ziatamente tre anni fa
– rendere effettiva la co-titolarità dell’insegnante di sostegno sulla classe in modo da rafforzare il lavo- ro d’equipe e la condivisione dei processi educativi fra gli insegnanti – sospendere le prove Invalsi, un inutile spreco di denaro pubbli- co, che non garantiscono in nes- sun modo una vera valutazione in quanto fotografano semplice- mente l’alunno sulla base di una risposta esatta, uno dei metodi

più arcaici e discutibili per veri- ficare gli apprendimenti
– tornare a considerare la scuola un’istituzione educativa che per- tanto non può essere arbitrariamen- te sottoposta a norme sanitarie e di sicurezza che interferiscono sul nor- male funzionamento delle attività didattiche (disposizione dei banchi, allestimento delle pareti dell’aula, utilizzo degli spazi comuni per l’in- tervallo, ecc…).

Condivido con lei che un sistema formativo di qualità può essere il volano di una vera ripresa e comun- que di una Italia migliore.

Saper fare le mosse giuste e co- gliere le priorità è compito della politica.
La buona scuola ha bisogno pertan- to di una buona politica!