Violenza in un asilo: ecco la pedagogia nera ancora pienamente in atto.


Schiaffi, urla, bambini trascinati a terra:il video shock dell’asilo di Vercelli

Ecco la pedagogia nera ancora pienamente in atto! un caso davvero terrificante (avvenuto in un asilo di Vercelli ed emerso il 23 novembre cui è seguito l’arresto di tre maestre cinquantenni) di come la violenza sui bambini si possa esercitare del tutto nascostamente:

il meccanismo è sempre quello, diabolico, così perfettamente descritto dal concetto di “pedagogia nera” purtroppo completamente ignorato anche dai nostri educatori più progressisti (ironia davvero tragica: la scuola in questione è intitolata a Janus Korczak!!!).

“Un tradimento. Non c’è altra parola. Da stamattina ho solo voglia di piangere”. Alle quattro del pomeriggio la dirigente scolastica Ferdinanda Chiarello si abbandona sfinita sulla sedia alla scrivania dell’ufficio, a metà giornata di una giornata irreale iniziata alle sette e mezza con la telefonata del capo della squadra mobile Sergio Papulino che l’avvisava che tre delle sue maestre d’asilo erano state arrestate. Per maltrattamenti sui bambini. In una scuola considerata d’eccellenza a Vercelli, intitolata a Janusz Korczak, l’educatore polacco di cui applica il metodo.

Si fa a gara da queste parti per riuscire a iscrivere i figli qui. Ci sono liste d’attesa che non riescono a essere soddisfatte. Per questo, se non ci fossero stati i video, non si sarebbe creduto alla notizia. Invece i filmati delle telecamere installate mesi fa, di notte, all’oscuro anche della dirigente scolastica, danno l’idea del clima che c’era in quella classe, l’ultima in fondo di un edificio di “L”. La più lontana di tutte.

Sarà anche per questo – qualcuno prova a giustificare – che nessuno aveva mai capito la gravità, dietro la porta chiusa, delle urla sovrumane con cui venivano trattati i bambini. Istigati uno contro l’altro: “Dagli una sberla, ti autorizzo io. Dagliela secca”. Minacciati: “Ti faccio girare la testa al contrario”, “Ti faccio cadere tutti i denti”.  Strattonati. Trascinati a terra. Messi in castigo in un angolo. Lasciati a mangiare da soli se non si erano comportati bene. Tra loro anche un bimbo disabile.

Eppure c’è chi giura che qualche volta si sentiva urlare anche dalla strada, attraverso le finestre azzurre del pian terreno. E sicuramente non si poteva non sentire nulla dai corridoi all’interno. Ma si sapeva che la maestra Teresa aveva una voce potente. “Si vedeva che era una di polso, a volte severa, ma non in questo modo – si sfoga una madre – C’è la mia figlia piccola in quella classe, la grande c’è stata qualche anno fa: mi viene il magone a pensare in che ambiente siano cresciute, senza mai lamentarsi, senza mai raccontare nulla. Hanno tenuto sempre tutto dentro e anzi, mi sembravano contente di andare alla scuola materna. Probabilmente non avendo avuto altre esperienze, credevano che quella fosse la normalità”.

Una apparente normale severità che a quanto pare ha ingannato le colleghe, la dirigente e pure il garante per l’infanzia del Comune di Vercelli, Paolo Pulcina, che ammette: “Io vado di tanto in tanto in quella scuola per curare un progetto educativo di filosofia con i bambini e certamente qualche volta si sentiva alzare la voce, ma immaginavo sempre che ci fosse un motivo per cui un bambino veniva ripreso. Non avrei immaginato comportamenti così gravi e gratuiti”.

Gli aspetti fondamentali che emergono da questo episodio dovrebbero essere messi al centro di qualsiasi discorso sullo stato della scuola di Stato italiana sono i seguenti:

– come è possibile che non ci sia un controllo da parte degli organismi dirigenti su ciò che accade all’interno delle aule e sulle condizioni psichiche degli insegnanti stessi?

– come è possibile che gli insegnanti non siano in grado di denunciare situazioni del genere di cui non possono non essere a conoscenza (la scusa risibile che è stata data dalla dirigente, tale Chiarello, è stata che le aule erano un po spostate rispetto alle altre…; ha aggiunto “Assolutamente nessun genitore mi ha mai raccontato qualcosa. Non ci sono state segnalazioni da parte di nessuno.);

– i bambini non sono in grado di far sapere ai genitori cosa subiscono a scuola in quanto vivono l’autorità degli insegnanti come qualcosa che non sono in condizione di giudicare sentendola evidentemente come qualcosa di “naturale”.

Credo che questi problemi siano di fondamentale importanza per tutti coloro che si interessano della scuola e in generale dell’educazione: ignorarli o considerarli un inevitabile degenerazione di un sistema comunque “sano” significa di fatto esserne complici. Chiedo caldamente a tutti di diffondere questo post.

ARTICOLO TRATTO DA Il fatto quotidiano, 26 novembre 2017

Non solo Vercelli. In Italia sono tanti i casi di violenza sui bambini a scuola. A denunciare quello che è ormai un fenomeno, dopo il caso delle tre maestre della scuola dell’infanzia “Janusz Korczak” arrestate per maltrattamenti, è Ilaria Maggi, mamma e presidente dell’associazione “La Via dei Colori” nata il 2 Dicembre 2010, da cinque famiglie protagoniste dei fatti scoperti nell’asilo “Cip Ciop”, le cui maestre sono state condannate in Cassazione. “Ad oggi – denuncia Maggi – stiamo seguendo ottanta processi che riguardano maltrattamenti per bambini, difendiamo più 400 parti offese di genitori”.(visitare il sito)

Al numero verde de “La Via dei colori” arrivano in media tredici segnalazioni al giorno. Non sempre si tratta di reati. Spesso gli operatori hanno a che fare con mamme e papà che hanno bisogno di capire se è il caso di intervenire o meno, di avere chiarezza sulle norme, di avere un supporto per individuare comportamenti anomali dei bambini. La storia delle maestre di Vercelli che minacciavano i bambini con queste parole: “Ti faccio girare la testa al contrario”, “Ti faccio cadere tutti i denti” o che istigavano i minori uno contro l’altro: “Dagli una sberla, ti autorizzo io. Dagliela secca”, non sarebbe isolata.

Se in una sezione della “Janusz Korczak” venivano messi in castigo in un angolo, lasciati a mangiare da soli se non si erano comportati bene, in altre scuole accadono cose altrettanto gravi. “Purtroppo – racconta Ilaria Maggi che ha vissuto sulla propria pelle una simile esperienza – abbiamo scoperto insegnanti che li tengono legati, che fanno mangiare loro il cibo vomitato e che usano percosse non solo con le mani. Le vessazioni sono all’ordine del giorno”.

Situazioni indescrivibili a volte con le sole parole e che non sempre vengono segnalate. Secondo la presidente dell’associazione “il personale scolastico ha dovere di denunciare alle forze dell’ordine una notizia di reato ma spesso non lo fanno per paura di far uscire il polverone, per timore di ritorsioni, persino di perdere il posto di lavoro. I genitori, invece non fanno alcun esposto per una sorta di ritrosia psicologia a esporsi, a essere additati”. Quando trovano il coraggio di non stare zitti sono soprattutto le madri a prendere in mano il telefono e a chiamare l’associazione. I padri non sempre scelgono questa strada e nemmeno si presentano al primo colloquio con gli operatori. Restano le conseguenze sui bambini. Secondo Ilaria Maggi di fronte a dei maltrattamenti i campanelli d’allarme da parte dei bambini sono tanti: “I sintomi hanno il comune denominatore del cambiamento repentino del bambino: smettono di mangiare, insonnia, si incupiscono. Cambiano persino i lineamenti”.

Intanto ieri intervenendo a “Mattino5” , Ferdinanda Chiarello, la preside della scuola di Vercelli, pur avendo parole di condanna nei confronti delle maestre ha provato a difendere l’istituzione: “La struttura della scuola è particolare. È a “L” e le quattro sezioni non sono una vicina all’altra. Chiaramente non si sentivano o almeno sentivano solo alzare il tono di voce come accade tante volte. Mai alcun sospetto. Assolutamente nessun genitore mi ha mai raccontato qualcosa. Non ci sono state segnalazioni da parte di nessuno. Se avessi immaginato quello che ho visto anch’io non avrei lasciato perdere. Nessuno sarebbe rimasto in silenzio”.