LABORATORIO SULLA LAVORAZIONE DELLA CERAMICA AD USO DIDATTICO a Napoli

Il corso si svolgerà nel laboratorio di ceramica dello Scugnizzo Liberato e sarà tenuto da Andrea Sola del Centro Pandora

il primo incontro è fissato per sabato 8 ottobre alle ore 10 allo Scugnizzo

Questo corso si inserisce in un progetto di formazione rivolto agli educatori attivi nel sociale cittadino od a coloro che sono interessati ad un impegno futuro in questo ambito. 

Il corso si articolerà in una serie di incontri che avranno una durata complessiva di 30 ore circa, distribuite secondo orari e giornate che saranno definite nel primo incontro sulla base delle disponibilità dei partecipanti.

Il percorso formativo prevede l’apprendimento delle tecniche di base della lavorazione della ceramica finalizzate alla loro applicazione in contesti educativi.

Verranno inoltre analizzati i diversi approcci di una impostazione didattica basata sulla libera espressività e non sulla semplice trasmissione di nozioni tecniche. Per l’impostazione pedagogica si veda il documento accluso.

Le lezioni con il gruppo saranno possibilmente contigue allo svolgimento di un corso che verrà attivato nell’ambito delle attività che lo Scugnizzo propone ai bambini ed ai ragazzi del quartiere; gli iscritti avranno quindi la possibilità di svolgere anche un’attività di tirocinio formativo partecipando direttamente all’attività con i ragazzi.

Durante il periodo di svolgimento del laboratorio ci sarà la possibilità di visionare materiali video di esperienze già compiute in svariati contesti.

Il corso è gratuito.

Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi ai seguenti recapiti

tel 3381376675, email: info@educareallaliberta.org

Introduzione 

Lo scopo dell’iniziativa è quello di avviare un percorso di formazione di un gruppo di educatori già attivi nel sociale cittadino o comunque interessati ad un impegno futuro in questo ambito, con i quali collaborare per dare vita a nuove iniziative didattiche accomunate da una impostazione libertaria della funzione educativa.

I laboratori che sto da tempo sperimentando in contesti scolastici ed extra scolastici, e che ho chiamato “Il gesto e la parola”, vogliono avvicinare i bambini al mezzo espressivo estetico attraverso la strada della narrazione per immagini. Questi laboratori si basano sulla pratica della libertà espressiva e vogliono mettere al centro dell’esperienza la possibilità di acquisire un atteggiamento creativo autonomo nel percorso dell’apprendimento e della crescita, cioè si propongono lo sviluppo di un pensiero produttivo, capace di generare nuove forme di apprendimento, nuovi valori e, attraverso ciò, favorire anche diverse modalità di convivenza.

Il desiderio di fare, la tensione rappresentativa, il bisogno di espressione che è presente in maniera evidente in tutti i bambini ed anche, in forma più o meno latente, negli individui adulti, è il punto di partenza per un percorso nel campo dell’espressività artistica e narrativa. Il laboratorio è quindi inteso come il luogo in cui vengono offerti i mezzi, gli spazi e l’assistenza necessari per costruire liberamente questa esperienza.

Nella mia esperienza l’utilizzo dell’argilla si è dimostrata uno strumento ricchissimo di potenzialità da molteplici punti di vista: l’atto del plasmare è così coinvolgente per i bambini di tutte le età che sembra rispondere ad un bisogno primordiale. La ricchezza di stimoli e sfide che suscita la modellazione la fa essere un po’ il simbolo della manualità: si passa quasi impercettibilmente dal puro piacere della manipolazione senza rappresentazione alla costruzione complessa e sottoposta a regole.

Le diverse pratiche proposte si basano sulla interazione di diverse modalità espressive in un’unica esperienza comunicativa: la narrazione con parole, la rappresentazione per immagini pittoriche e plastiche, l’uso degli strumenti audiovisivi per la registrazione delle voci narranti e delle opere realizzate non sono fasi di lavoro staccate e successive, ma piani di espressione e comunicazione che si supportano e si valorizzano reciprocamente facendo emergere l’individualità di ognuno.

Le due dimensioni del racconto, quella narrativa e quella figurativa, sono fatte oggetto di una elaborazione finalizzata allo sviluppo delle potenzialità espressive e comunicative: il continuo rimando della elaborazione dal piano intellettivo (descrizione con parole) a quello sensitivo (descrizione con figure) e lo scambio dei punti di vista che comporterà, è il mezzo per un arricchimento di ciascuno dei due mezzi espressivi.

La elaborazione in immagini delle narrazioni comporta una presa di coscienza dell’importanza della componente figurativa nella descrizione della realtà. L’uso delle immagini consente di superare le frequenti difficoltà nell’utilizzo dell’espressione verbale nella narrazione di eventi emotivamente importanti. E’ noto come l’espressione plastica e pittorica riesca a liberare stati interni che altrimenti non riuscirebbero ad essere verbalizzati: questa caratteristica può essere impiegata senza finalità esplicitamente terapeutiche in contesti in cui l’obiettivo sia quello dello sviluppo della \comunicazione, intesa sia come stimolo all’espressione ed al racconto di sé, sia come socializzazione delle esperienze individuali.

\intelligenza delle cose che diventano uno stimolo alla comprensione del reale ed alla possibilità di raccontarsi e quindi di socializzare le proprie esperienze personali.\

Ho spesso potuto verificare come il mezzo espressivo utilizzato condizioni i contenuti stessi, ad esempio, del ricordo autobiografico: lo stessa esperienza, sopratutto se emotivamente coinvolgente, può spesso trovare una via di comunicazione attraverso la rappresentazione per immagini (particolarmente con l’argilla) e rimanere invece assolutamente invisibile se ci si limita alla parola.

Dal punto di vista metodologico si tratta di abbandonare la gabbia mentale che vuole il raggiungimento del risultato come il vero fine ultimo dell’operare: questa è in realtà una proiezione dello schema socialmente dominate nella società di mercato che vede nel prodotto l’unico fine del lavoro, dello sforzo umano, e che viene fittiziamente esteso anche alle pratiche della espressività estetica.

Il centro dell’esperienza sta nel processo spontaneo della creazione, non nel raggiungimento di un risultato più o meno coerente con canoni estetici predeterminati. Non ci deve essere spazio per la presenza del fantasma dello sguardo adulto: tutte le forme di giudizio, di valutazione devono essere interne al gruppo, devono potersi autoregolare secondo le dinamiche che il gruppo stesso, a seconda della propria composizione, vorrà esprimere.

Il metodo operativo di questi laboratori consiste nel fornire l’opportunità di operare liberamente in contesti adeguati senza l’imposizione, esplicita od implicita, di schemi predeterminati di tipo estetico, compositivo o tecnico. Determinante, in questa impostazione, è l’atteggiamento dell’operatore, che deve spogliarsi di qualsiasi ruolo di guida, cessando di sentirsi, anche implicitamente, portatore di valori estetici precostituiti: la sua figura deve essere assolutamente neutra dal punto di vista del sapere e nello stesso tempo deve saper comunicare un atteggiamento di piena fiducia e di “servizio” nei confronti degli attori. All’atteggiamento di guida e di valutatore deve sostituirsi quello di incoraggiatore: l’operatore deve saper comunicare la fiducia nell’operare della persona impegnata nello sforzo della creazione.

I temi e gli spunti adottati come incipit per la conduzione dei laboratori possono essere i più vari e di diverso genere, a seconda del contesto in cui si opera e della composizione degli attori: l’età, il tipo di gruppo, i tempi e le modalità del contesto in cui si opera,e, non ultime, l’esperienza e le predilezioni dell’operatore stesso.

Si può partire dalla modellazione libera o da spunti dati dal contesto, da racconti elaborati collettivamente o individualmente dagli stessi attori oppure stimolando la elaborazione di esperienze autobiografiche individuali scritte o narrate oralmente, oppure da materiali preesistenti come testi letterari od altro.

Queste sono alcune delle tematiche che verranno sviluppate durante il percorso:

La descrizione della propria visione di sé, intesa come estrapolazione delle figure che connotano la propria soggettività più segreta, cioè del modo in cui ciascuno si autorappresenta: dai modi possibili di nominarsi, di descriversi in immagine, di vedersi nei propri rapporti con gli altri.

La individuazione dei luoghi e degli spazi che sono stati vissuti con maggiore senso d’appartenenza: in questo caso ad essere oggetto di autoriflessione sarà il loro ambiente di vita.

La ricerca delle forme della vita di relazione: ai ragazzi viene chiesto di individuare gli ambiti in cui più profondamente viene sentita l’importanza degli altri, le modalità delle relazioni significative di cui si sostanzia il loro vissuto.

La elaborazione in immagini di testi letterari o di storie elaborate collettivamenteche comporta una presa di coscienza dell’importanza della componente figurativa nella descrizione della realtà, può essere il punto di partenza per sperimentare la forza che può avere una visione “estetica” di un contenuto discorsivo e iniziare quindi a comprendere lo specifico apporto conoscitivo che le immagini danno ad un testo scritto. In questo contesto la fase della “illustrazione”, che usualmente viene delegata all’intervento di un ulteriore autore,” l’illustratore del libro per ragazzi”, è svolta direttamente dai lettori/autori che sono chiamati in prima persona a dare corpo alle suggestioni visive che il testo sa evocare.

Per quanto riguarda le modalità di conduzione del corso, le lezioni si svilupperanno su due versanti:

– quello tecnico sulla sperimentazione diretta della realizzazione di manufatti in ceramica che fornirà le nozioni di base per poter gestire l’attività con un gruppo di ragazzi.

– quello metodologico sulla analisi e la discussione delle diverse proposte operative sulla impostazione del lavoro con i gruppi. A questo proposito si analizzeranno molti materiali audiovisivi che illustreranno i diversi aspetti delle attività già condotte in svariati contesti.

– nella programmazione degli incontri si cercherà di abbinarli allo svolgimento del corso che si terrà nello stesso periodo con i bambini e i ragazzi dello Scugnizzo. Si avrà così modo di utilizzare la loro presenza per svolgere una attività di tirocinio che darà modo ai partecipanti di sperimentare direttamente le impostazioni del lavoro discusse durante le lezioni.