Cosa si dice ai bambini? Una collezione internazionale dei luoghi comuni del lessico genitoriale

Ci sono una serie lunghissima di “frasi fatte” che gli adulti dicono ai bambini. C’è un sito tedesco che le ha raccolte in moltissime lingue; ma la collezione si può arricchire continuamente con il contributo di tutti.

Il sito www.gotobednow.com sta pubblicando le frasi in diverse lingue sotto forma di posters o cartoline, che possono essere spedite su richiesta. Le frasi in italiano non sono ancora stampate, ma se raggiungeranno un numero maggiore saranno anch’esse pubblicate in formato poster o cartolina. Per contribuire alla collezione con frasi in italiano scrivete a  do.not@gotobednow.com

Clicca 2 per visualizzare direttamente le frasi in italiano sinora inserite , oppure accedi al sito http://gotobednow.com/poster/it

E’ uscito il nuovo libro “Infanzia e potere, origini e conseguenze di una oppressione” di Andrea Sola.

Questo libro rivolto a tutti coloro che, come educatori o genitori, sentano il bisogno di superare il senso di disorientamento e spesso di impotenza che inevitabilmente assale chi tenti di recuperare un rapporto autentico con l’infanzia e in generale con la componente più giovane della società.

vai a pag 2 per la presentazione

(clicca qui per acquistare il libro)

Biblion Edizioni, pagg 384, prezzo euro 24

Giuseppe Bagni – Rosalba Conserva, Insegnare a chi non vuole imparare Lettere dalla scuola, sulla scuola e su Bateson, con l’intervista radio

 

Due insegnanti, Rosalba e Giuseppe, si interrogano sul loro mestiere, nel corso di uno scambio di corrispondenza durato un intero anno scolastico. Entrambi insegnano alle scuole superiori, lei in un istituto tecnico, lui in un professionale. Colti, appassionati, animati da un profondo senso di responsabilità per le conseguenze del loro agire sulla vita dei ragazzi e da un intenso investimento emotivo nei loro confronti, si trovano ogni giorno a dover tradurre tutto questo patrimonio intellettuale e morale in azioni, comporta- menti e giudizi, mettendo insieme le finalità istituzionali del loro ruolo e i dettami della loro coscienza.

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la storia di un rapporto profondo tra una maestra ed una allieva: Maria e Dinushi, di Lea Melandri

Quanto contano i legami di sangue, e quanto gli incontri che si fanno nella vita? Un genitore biologico, che non si è fatto in tempo a conoscere, può restare nell’immaginario, nei pensieri segreti di un bambino, maschio o femmina che sia, ma a segnare in modo duraturo la sua individualità nel momento della maggiore dipendenza è inevitabile che siano le persone che se ne prendono cura, occupandosi materialmente e intellettualmente della sua crescita e della sua educazione.

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Salvare gli innocenti, una pedagogia per i tempi di crisi, di Goffredo Fofi. Un invito alla lettura, di A. Sola

Il vero centro di queste riflessioni è la denuncia della mancata assunzione di responsabilità da parte del “ceto pedagogico” di fronte ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, e l’affermazione di quella che può essere considerata la vera linea di confine per chi voglia agire per il bene comune: la scelta di mettere l’educazione al primo posto nella scala dei valori che determinano le scelte dell’agire politico.

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Walter Benjamin, Figure dell’infanzia. Educazione, letteratura, immaginario, una presentazione di L. Monti, Raffaello Cortina ed.

 

Scarti messianici: la pedagogia di Walter Benjamin

walter-benjamindi Luigi Monti

Che i più importanti pedagogisti non siano pedagogisti di professione non è vero soltanto oggi, in piena crisi del sapere accademico. E forse è inevitabile che sia e sia sempre stato così: la cultura come la vita non è roba per specialisti. L’ultima bellissima antologia Figure dell’infanzia. Educazione, letteratura, immaginario, curata da Francesco Cappa e Martino Negri per Raffaello Cortina, che si aggiunge alle altre, altrettanto belle, curate da Giulio Schiavoni (Orbis pictus. Scritti sulla letteratura infantile, Emme edizioni 1980 e Burattini, streghe e briganti. Illuminismo per ragazzi, Il Melangolo 1993) ci conferma nell’idea tardiva che Walter Benjamin sia anche uno dei pedagogisti più “necessari” del Novecento oltre che uno degli intellettuali del vecchio continente che più ha influenzato la critica culturale contemporanea.

“Figure” sono qui intese sia le illustrazioni, gli abbecedari, le tavole, i giochi, alla cui analisi (e collezione) il filosofo tedesco dedicò tante appassionate energie, sia i frammenti dell’infanzia che persistono, nonostante tutto, nella memoria e nell’immaginario adulto, metafora e forse presupposto, nella sua personale filosofia della storia, di ogni futuro scarto messianico.

Se ci soffermiamo sulle prime, troviamo in alcuni scritti d’occasione e in alcune recensioni di Benjamin intuizioni che ne fanno il fondatore implicito della moderna critica letteraria per bambini. La scoperta che i libri più amati dai bambini e quelli più nutrienti per il loro immaginario non sono quelli scritti esplicitamente per loro, ma quelli che rubano, appropriandosene, dalla biblioteca degli adulti; l’abbattimento della separazione tra cultura alta e bassa, tra letteratura colta e d’appendice nella convinzione che “le sostanze più preziose e più nobili sono precipitate al fondo di tutto, per cui accade che chi guarda più in basso trova proprio nei sedimenti dell’opera scritta e illustrata gli elementi che invano cerca nella cultura più alta”; l’autonomia ermeneutica delle figure, dei disegni e delle illustrazioni sfuggite, più delle trame e degli intrecci, alla manipolazione di pedagoghi e filantropi, creando con i piccoli lettori una connivenza segreta, anarchica e liberatoria, per il tramite del puro magistero artistico; la sua personalissima psicologia della lettura, secondo la quale i bambini “leggono non per empatia, ma per assimilazione. Il leggere dei bambini è in un rapporto molto stretto non con la loro formazione e con la loro conoscenza del mondo, ma con la loro crescita e il loro potere.”

Per una summa della sua “pedagogia delle storie” si veda il bellissimo Letteratura per l’infanzia, nella sezioneLeggere, dal quale queste ultime citazioni sono tratte. Intuizioni che, sebbene non siano diventate pratica diffusa sono però entrate nel discorso pedagogico corrente. Con il solo evidente limite che oggi andrebbero radicalmente aggiornate alla luce di una seconda soglia di mutazione della cultura di massa: la sovrapproduzione commerciale di prodotti artistici e ludici per l’infanzia oltre ovviamente al supporto informatico dei nuovi media redono l’esplorazione di giochi, libri e oggetti per bambini (e il compito di scovarne perle e gioielli, come seppe fare lui allora) una missione ancora più necessaria ma molto più complessa e usurante.

Il merito principale di quest’antologia “pedagogica” sta però soprattutto nel rivelare, in maniera molto più autentica rispetto all’incedere allegorico, criptico, sofferto e a volte contorto delle sue opere maggiori, la filosofia politica dell’intellettuale tedesco, inseparabile dalla sua visione dell’infanzia che diventa, in quest’ottica, la categoria politica per eccellenza.

Se applichiamo una delle Tesi di filosofia della storia agli scritti in cui Benjamin si occupa di infanzia, risulta più chiaro il suo metodo di indagine oltre che le ragioni “politiche” del suo costante ritorno a questa fase della vita.

Nella settima tesi egli critica il metodo e la filosofia implicita con cui lo storicismo ha studiato e studia il passato: è un procedimento di immedesimazione dettato da una certa “pigrizia del cuore”, da un’accidia “che dispera di impadronirsi dell’immagine storica autentica, balenante per un attimo”. Un metodo che Benjamin rifiuta per due ordini di ragioni: prima di tutto perché quello che gli interessa del passato, in quanto filosofo, è proprioquell’immagine autentica, per quanto fugace e inafferrabile, secondariamente perché il “patrimonio culturale” in cui si immedesima lo storicismo per raggiungere, nel suo cammino all’indietro, lo spirito di un’epoca passata è quello dei vincitori. Solo il patrimonio culturale dei vincitori ha superato, in virtù della forza se non della violenza, l’oblio del tempo ma proprio per questo dovrebbe avere nello storico un osservatore distaccato e capace di “passare a contropelo la storia”.

Lo stesso discorso vale per un processo di recupero del passato che della storia può essere preso a termine di paragone: quello che va alla ricerca dell’immagine autentica dell’infanzia. Un immagine perduta per sempre, irrecuperabile, che però, come lo spirito di un’epoca passata, può per un istante balenare nella coscienza: come alcuni dei bellissimi fotogrammi che compongono la sua Infanzia berlinese. Ma perché ciò accada è necessariopassare al contropelo il proprio immaginario alla ricerca di ciò che nella nostra formazione non è risultato vincente, di ciò che non ha avuto la forza di sedimentarsi, non perché meno autentico, ma perché irriducibile a ogni “pedagogia”.

Pochi anni dopo così Andrea Caffi spiegava, con cifra molto diversa ma intenzioni simili, il deposito “rivoluzionario” che ogni infanzia lascia in ogni adulto: “Ci sono uomini e donne. Come unità in una ‘massa’, che accettano di uniformarsi a regole di abitazione, di alimentazione, di vestiario; che vanno in fabbrica o al cinema; che votano per un partito o acclamano un Capo. Alla fine, è come ‘massa’ che si fanno arruolare, istruire, e mandare al macello per la Patria, per la democrazia, o per la civiltà. Però ognuno di loro è stato un bambino. Ognuno di loro ha fatto, da solo e per se stesso, la scoperta del mondo e della propria coscienza. Ognuno, da adolescente, ha sperimentato i momenti ‘unici’ dell’amore, dell’amicizia, dell’ammirazione, della gioia di vivere o della tristezza immotivata. Anche nelle esistenze più grigie, ci sono tracce di un’aspirazione a una vita meno degradata, a una vera comunione con il proprio vicino. È difficile immaginare una vita umana senza qualche momento di godimento spensierato e di entusiasmo, o senza sogni.” (Ora in H. Arendt, A. Caffi, P. Goodman, D. Macdonald, politics e il nuovo socialismo, Marietti 2012)

Anche nei testi pedagogici di Benjamin non spira nessuna vena nostalgica, nessun anelito ingenuo e naturalista verso un’infanzia vista come fonte di verità. Si tratta piuttosto di un rapporto con il passato e la propria origine che genera un rovesciamento della storia intesa come continuum. L’infanzia così come il significato intimo del passato irrompono nel presente come possibilità inedita di cambiamento, come forza di un’interruzione in grado di riaprire la partita. Cos’altro dovrebbero rappresentare la politica e l’educazione se non questo sforzo di cavarsi, quando necessario, fuori dal corso obbligato degli eventi?

PRESENTAZIONE DEL SITO www.educareallaliberta.org

QUALCHE PRINCIPIO

L’attuale crisi dei sistemi educativi e formativi ha la sua origine nella presenza di un vuoto culturale che riguarda la incapacità di attenzione all’infanzia ed alla giovinezza, cioè alla sostanza del rapporto educativo, non soltanto da parte delle istituzioni ma dell’intera compagine sociale.

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Intervista ad Andrea Sola sulle pratiche educative libertarie a cura di Graziella Pesce per awakeningzone.com

L’intervista, andata in onda sulla web radio Awakeningzone, tratta dell’esperienza dei laboratori di narrazione per immagini “Il gesto e la parola” e della pratica della educazione libera ed autogestita.

Gli asini n. 15 aprile 2013

“Gli asini” numero 15, aprile – maggio 2013

 

Strumenti

Il bambino artigiano di Marco Carsetti

Diventare adulti in Italia di Stefano Laffi

Il voto dei giovani di Alessandro Leogrande

Nadea e Sveta. Le domestiche della globalizzazione di Cecilia Bartoli

Un immigrato che conosce i suoi diritti di Yvan Sagnet

incontro con Nicola Villa

 

Strumenti: Fuga dalla scuola media

Mura da abbattere di Goffredo Fofi

Elogio dell’età ingrata di Piergiorgio Giacchè

In una stanza non può accadere di Luca Mori

Le parole non bastano di Federica Lucchesini

La mischia gallese di Nicola De Cilia

 

I doveri dell’ospitalità

Dall’analogico al digitale… all’egemonico di Jean Baudrillard

 

Film: L’educazione e le nuove tecniche digitali

Cosa è successo tra giovani e media di Stefano Laffi

Prima di ogni schermo di Franco Lorenzoni

Contro la colonizzazione digitale di Roberto Casati

La classe capovolta di Francesca Scenini

Come parlare a un muro di Simone Caputo

Molti dessert per il cervello di Elena Pasquinelli

Le tecniche non sono neutrali del Collettivo Ippolita

incontro con Nicola Villa

 

Immagini

Attenti ai cani di Oreste Zevola

 

Scenari

Andare, aspettare (un film di Giorgio Diritti) di Goffredo Fofi

Dentro la Grande Vasca (un film di Benh Zeitlin) di Luigi Monti

Alberi e bambini (un romanzo di Alberto Capitta) di Sara Honegger

Perché muore l’amore (i racconti di Carson McCullers) di Nicola Villa

 

Abbonati alla rivista

 

Prezzo: 8.50 €

E’ uscito il n. 14 della rivista “Gli Asini”

 

“Gli asini” numero 14, febbraio – marzo 2013

 

“Gli asini” numero 14, febbraio – marzo 2013

lottare per un nuovo welfare

Strumenti
Il mondo cambia di Marco Carsetti
Un nuovo ciclo di Marina Galati
Le persone reali di Sara Honegger
Per un nuovo welfare di Giovanni Zoppoli

I doveri dell’ospitalità
Walter Benjamin come educatore
di Francesco Cappa e Martino Negri

Film: Educazione e religione
Il senso dell’esperienza religiosa di Giancarlo Gaeta
incontro con Luigi Monti
I mali della chiesa cattolica di Vinicio Albanesi
Quel che resta dei cattolici di Marco Marzano
Come si forma un prete di Laura Badaracchi
Le comunità di base di Beppe Manni
L’educazione con Comunione e Liberazione di Giorgio Morale
Doposcuola, oltre la scuola di Achille Rossi
Modello scout di Marilina Laforgia e Matteo Spano
Crossing di don Angelo Cupini, Orietta Ripamonti, Angelo Villa
incontro con Goffredo Fofi e Giacomo Pontremoli

Immagini
Le Petit Néant a cura di Miguel Angel Valdivia

Scenari 1
Le avventure dei giovani lettori di Fabio Pusterla
Le ragazze farfalle di Cagliari di Giulio Angioni
Dynamis, un teatro per adolescenti di Andrea De Magistris
Invecchia bene Ammaniti? di Nicola Villa

Scenari 2
Scritto nel carcere di Alberto Capitta
Le “piccole virtù” per Natalia Ginzburg di Sara Honegger
Elsa Morante come antidoto politico di Giacomo Pontremoli
Bambini nel futuro di Matteo Marchesini

Prezzo: 8.50 €

“Un’altra scuola è possibile” RASSEGNA VIDEO SULLE TEMATICHE DELLA SCUOLA E DELLA EDUCAZIONE

“Un’altra scuola è possibile”

 RASSEGNA VIDEO SULLE TEMATICHE DELLA SCUOLA E DELLA EDUCAZIONE 

alla Centrale Plip di Mestre e al Circolo Arci F.Trentin Baratto di Venezia

a cura di Andrea Sola

 

Su richiesta le proiezioni possono essere anche fatte  nelle scuole o in altre sedi nel resto d’Italia.

Lunedì 8 aprile  alle ore 18,15 al Circolo Arci  di Venezia

Martedì 9 aprile, ore 21 alla Centrale Plip di Mestre

Quando negli anni sessanta ancora si sperava che la scuola potesse cambiare.

Estratti da: Diario di un maestro di Vittorio De Seta e  I malestanti (2003) di C. Di Mambro, L. Mandrile, M. Venditti (un film sulla vita adulta dei protagonisti del Diario).

Il celebre film di Vittorio De Seta del 1972 in cui viene ripresa la vera esperienza scolastica di un maestro/attore in una borgata romana.

 

Lunedì 15 aprile  alle ore 18,15 al Circolo Arci  di Venezia

Martedì 16 aprile, ore 21 alla Centrale Plip di Mestre

Il movimento delle Scuole Democratiche in Israele. 

Dal 1985 in Israele sono nate numerosissime scuole autogestite basate sui principi libertari della rispetto del bambino, della libertà e della responsabilità individuale nell’apprendimento, della pratica della democrazia all’interno delle scuole. Lo Stato sta gradualmente accettando di finanziarle e soprattutto di portare queste esperienze all’interno delle scuole normali. E’ anche nata una facoltà universitaria in cui si studia questo modo di fare scuola.

 

Lunedì 22 aprile  alle ore 18,15 al Circolo Arci  di Venezia

Martedì 23 aprile, ore 21 alla Centrale Plip di Mestre

Il dottor Korkzac di Andrej Vajda ed estratti dalle sue trasmissioni radio.

Il grande maestro polacco vissuto tra le due guerre che ha fatto del profondo rispetto per il bambino la guida del suo agire, portando la sua scelta fino alle estreme conseguenze.

 

Lunedì 29 aprile  alle ore 18,15 al Circolo Arci  di Venezia

Martedì 30 aprile, ore 21 alla Centrale Plip di Mestre

La crisi degli adolescenti e la scuola superiore: problema insolubile?

Selezione di filmati sulla vita delle scuole superiori; l’esempio del Liceo Statale Autogestito di Parigi.

 

Su richiesta le proiezioni possono essere anche fatte  nelle scuole o in altre sedi.

 

 

La rassegna  si terrà alla Centrale Plip , via San Donà 195, Mestre (VE) e al Circolo Arci F.Trentin Baratto, Cannaregio 4008, Santa Sofia, Venezia

www.oltrescuola.org – email: infoeducareallaliberta.org – tel 3381376675

 

 

Mario Lodi: il metodo. un video di V. De Seta

Il filmato, fa parte di una serie d’inchieste condotte da Vittorio De Seta nel 1979 sul mondo della scuola in Italia.
In questa puntata il regista si concentra sull`esperienza di Mario Lodi, maestro elementare in una frazione del comune di Piadena, nella bassa Padania, tra le città di Mantova e Cremona, sulle rive dell’Oglio. Per metterne a fuoco i principi didattici, le parole dell’insegnante, sono alternate alle riprese effettuate in una IV elementare della scuola. L`apprendimento, secondo Lodi, parte dal bambino, dal suo mondo, da ciò che conosce e gli è caro, quindi è necessario associare, qualsiasi materia, con la vita di tutti i giorni.

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Cinque trasmissioni radio sull’insegnamento Montessori

Educare alla libertà, appunti sulla contemporaneità e la pratica dell’insegnamento Montessori. Di Davide Tosco
Dal programma Tre soldi di Rai3.

Prima puntata:
prima trasmissione del 10\9\2012

Seconda puntata:
TRE SOLDI del 11_09_2012 – P02

Terza puntata:
TRE SOLDI del 12_03_2012 – P03

Quarta Puntata:
TRE SOLDI del 13_09_2012 – P04

Quinta puntata:
TRE_SOLDI_del_14_09_2012_-_P05

Il sorriso gelato, una benemerita iniziativa dell’Ass.Artigiani di Rimini contro il bullismo. su “Una Città”, n. 184

 

Insegnanti, genitori e gelatai si sono impegnati in una forma di azione educativa sul territorio che rappresenta un prezioso esempio di coinvolgimento dei cittadini. intervista a Primula Lucarelli

 

 

 

IL GESTO E LA PAROLA Laboratori di narrazione per immagini

IL GESTO E LA PAROLA

Laboratori di narrazione per immagini

 (clicca qui per vedere le videostorie)

L’impostazione dei laboratori di narrazione per immagini consiste nel coniugare l’attività espressiva (la rappresentazione) di tipo estetico alla costruzione di una narrazione.  Il desiderio di fare, la tensione rappresentativa, il bisogno di espressione che è presente in maniera evidente in tutti i bambini ed anche, in forma più o meno latente, negli individui adulti, è il punto di partenza per un percorso  nel campo dell’espressività artistica e narrativa. Il laboratorio è il luogo in cui vengono offerti i mezzi, gli spazi e l’assistenza necessari per costruire liberamente  questa esperienza.

Si tratta di abbandonare la gabbia mentale che vuole il raggiungimento del risultato come il vero fine ultimo dell’operare: questa è in realtà una proiezione dello schema socialmente dominate nella società di mercato che vede nel prodotto il vero fine del lavoro, dello sforzo umano, e che viene fittiziamente esteso anche alle pratiche della espressività estetica.

Il centro dell’esperienza sta nel processo spontaneo della creazione, non nel raggiungimento di un risultato più o meno coerente con canoni estetici predeterminati. Non ci deve essere spazio per la presenza del fantasma dello sguardo adulto: tutte le forme di giudizio, di valutazione devono essere interne al gruppo , devono potersi autoregolare secondo le dinamiche che il gruppo stesso, a seconda della propria composizione, vorrà esprimere.

 

Le due dimensioni del racconto, quella narrativa e quella figurativa, sono fatte oggetto di una elaborazione finalizzata allo sviluppo delle potenzialità espressive e comunicative: il continuo rimando della elaborazione dal piano intellettivo (descrizione con parole) a quello sensitivo (descrizione con figure) e lo scambio dei punti di vista che comporterà, è il mezzo per un arricchimento di ciascuno dei due mezzi espressivi.

Una volta che avranno preso corpo attraverso la narrazione e la rappresentazione figurata, questi scenari diventano così un nuovo grande spazio aperto alla condivisione, il luogo in cui scambiare le diverse narrazioni e sul quale esercitare un nuovo senso della responsabilità: lo spazio di ognuno diventa componente indispensabile dello spazio comune.

 

I temi che possono essere adottati come campi della narrazione possono essere i più vari e di diverso genere, a seconda del contesto in cui si opera e della composizione degli attori: l’età, il tipo di gruppo, i tempi e le modalità del contesto in cui si opera.

Si può partire da racconti elaborati collettivamente o individualmente dagli stessi attori oppure stimolare la elaborazione di esperienze autobiografiche individuali scritte o narrate oralmente, oppure da materiali preesistenti come testi letterari od altro.

 

A titolo d’esempio, ecco alcune delle tematiche proponibili:

La descrizione della propria visione di sé, intesa come estrapolazione delle figure che connotano la propria soggettività più segreta, cioè del modo in cui ciascuno si autorappresenta: dai modi possibili di nominarsi, di descriversi in immagine, di vedersi nei propri rapporti con gli altri.

La individuazione dei luoghi e degli spazi che sono stati vissuti con maggiore senso d’appartenenza: in questo caso ad essere oggetto di autoriflessione sarà il loro ambiente di vita.

La ricerca delle forme della vita di relazione: ai ragazzi viene chiesto di individuare gli ambiti in cui più profondamente viene sentita l’importanza degli altri, le modalità delle relazioni significative di cui si sostanzia il loro vissuto.

La elaborazione in immagini di testi letterari o di  storie elaborate collettivamente, che comporta una  presa di coscienza dell’importanza della componente figurativa nella descrizione della realtà. Può essere il punto di partenza  per sperimentare la forza che può avere una visione “estetica” di un contenuto discorsivo e iniziare quindi a comprendere lo specifico apporto conoscitivo che le immagini danno ad un testo scritto.  In questo contesto la fase della “illustrazione”, che usualmente viene delegata all’intervento di un ulteriore autore,” l’illustratore del libro per ragazzi”, è svolta direttamente dai lettori/autori che sono chiamati in prima persona a dare corpo alle suggestioni visive che il testo sa evocare.

 

In questi laboratori viene impiegato regolarmente l’utilizzo di mezzi multimediali per la raccolta e la sistematizzazione dei materiali prodotti, che vengono opportunamente registrati e documentati con mezzi fotografici e video e montati in filmati che vengono riprodotti e distribuiti a tutti i partecipanti. La pratica della documentazione audio e video è funzionale all’intento di mettere al centro dell’interesse il percorso creativo: i partecipanti diventano così in prima persona  gli attori protagonisti di ciò che accade nello spazio del laboratorio.

La restituzione del percorso condotto da ciascun partecipante del gruppo sotto forma di materiale video è una forma di rafforzamento dell’identità attraverso il riconoscimento del proprio operato in un oggetto permanente che, al pari degli oggetti materiali effettivamente prodotti, entra a far parte del proprio bagaglio personale.

Inoltre la documentazione audio e video, permettendo la visibilità all’esterno delle esperienze condotte e quindi la loro socializzazione al di fuori dell’ambito del gruppo, è una forma di rafforzamento della legittimità del percorso creativo.

 

Il metodo operativo di questi laboratori consiste nel fornire l’opportunità di operare liberamente in contesti adeguati senza l’imposizione, esplicita od implicita, di schemi predeterminati di tipo estetico, compositivo o tecnico. Determinante, in questa impostazione è l’atteggiamento dell’operatore che deve spogliarsi di qualsiasi ruolo di guida (sentendosi anche implicitamente portatore di valori estetici precostituiti): la sua figura deve essere assolutamente neutra dal punto di vista del sapere e nello stesso tempo deve saper comunicare un atteggiamento di piena fiducia e di “servizio” nei confronti degli attori. All’atteggiamento  di guida e di valutatore deve sostituirsi quello di incoraggiatore: l’operatore deve saper comunicare la fiducia nell’operare della persona impegnata nello sforzo della creazione.

Intervista con Yaacov Hecht, fondatore della prima scuola democratica di Israele

YAACOV HECHT

Nel 1987 ha fondato la Scuola Democratica di Hadera, e ha coniato il termine di scuola democratica, che è oggi in uso in tutto il mondo.

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Asini pensanti. Una nuova rivista. Intervista a Goffredo Fofi

Asini pensanti. Intervista a Goffredo Fofi

Pubblicato il 23 luglio 2010 da Graziano Graziani

A luglio è uscito il primo numero de «Gli Asini», rivista bimestrale di educazione e intervento sociale. Non si tratta di una rivista di settore, ma del tentativo di leggere la crisi che stiamo vivendo in questi anni a partire da uno dei grandi rimossi della nostra società: la pedagogia. Nella terra di Don Milani e di Aldo Capitini il rapporto con le generazioni più giovani è diventato un materiale difficile da maneggiare fuori dalle logiche commerciali, l’educazione una terra di nessuno. Per questo quella de «Gli Asini» si delinea come una scommessa allo stesso tempo sensata e azzardata.

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Fernand Deligny, Seme di canaglia. Aforismi: consigli agli educatori che vorrebbero coltivarla

Aforismi; presentazione di Luigi Monti

Si definiva un deragliatore, uno che tentava di far uscire dalle rotaie bambini e adolescenti la cui condizione sociale o psicologica costringeva a percorsi obbligati che quasi sempre trovavano compimento nei riformatori, nelle case di rieducazione o nei manicomi. Educatore anomalo, defilato, antiaccademico, progressista a impronta libertaria, Fernand Deligny ha lasciato molti scritti ma nessuno che intendesse “sistemare” la sua pedagogia.

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