Yaacov Hecht, L’ apprendimento pluralistico
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Nel 1999 Sugata Mitra e i suoi colleghi fecero “un buco nel muro” in uno slum urbano a New Delhi, vi installarono all’interno un PC connesso ad internet e lo lasciarono li (con una telecamera nascosta che riprendeva lo spazio): ciò che videro furono bambini che giocavano con un computer e mentre lo facevano imparavano ad usarlo e a navigare in internet, e poi che si insegnavano l’un l’altro quello che avevano imparato.
Negli anni successivi replicarono l’esperimento in altre parti dell’India, urbane e rurali, con risultati simili. Il progetto “buco nel muro” dimostra che, anche in assenza di un intervento diretto da parte di un insegnante, una installazione che stimola la curiosità produce conoscenze e saperi condivisi.
Mitra, che ora professore di educational technology alla Newcastle University (UK), chiama ciò educazione “minimally invasive”.
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UNA CITTÀ n. 187 / settembre 2011
Articolo di Bel Greenwood tradotto da Anna Hilbe
Lettera dall’Inghilterra
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