Un suggerimento ai genitori senza scuola e qualche considerazione nel merito

A tutti i genitori vorrei suggerire di proporre ai loro figli piccoli la visione di alcuni brevi filmati in cui è stato utilizzato un approccio diverso al concetto di ‘libro illustrato’ proponendo ai bambini stessi di illustrare dei testi con i mezzi pittorico e plastico (l’argilla), dando cioè modo ai  bambini stessi di materializzare in immagini, da loro stessi create in totale autonomia, la loro ‘visione’ dei testi scritti

In fondo al testo trovate i link ai filmati con l’indicazione dell’età dei bambini che li hanno elaborati.

Riportiamo inoltre alcune considerazioni che condividiamo dell’amica Cecilia Fazioli a proposito della gestione del tempo infantile in assenza della scuola.

La visione di questi elaborati può essere anche un suggerimento di attività da proporre ai bambini: l’illustrazione diretta di testi da loro conosciuti che possono facilmente essere poi montati in sequenze di immagini in forma di ’fotoromanzi’.

Gli elaborati testuali sono di diversa natura: si va dalle storie inventate collettivamente dai bambini stessi, alla proposta di favole o racconti mitici o brani narrativi o testi di canzoni. Ai bambini è stato proposto di descrivere in immagini i contenuti delle storie; gli elaborati così prodotti sono stati fotografati e montati in una sequenza video accompagnati dalla loro lettura dei testi (o dalla canzone). Il prodotto finale era finalizzato ad una visione diretta da parte degli attori stessi (senza quindi alcun intento di diffusione pubblica) che dava quindi loro l’opportunità di rivedere tutti i loro elaborati (che quindi non sono stati filtrati da alcun criterio estetico esterno).

Le due dimensioni del racconto, quella narrativa e quella figurativa, sono fatte oggetto di una elaborazione finalizzata allo sviluppo delle capacità espressive e comunicative: il continuo rimando della elaborazione dal piano intellettivo (descrizione con parole) a quello sensitivo (descrizione con figure) e lo scambio dei punti di vista che comporta, è il mezzo per un arricchimento di ciascuno dei due mezzi e quindi per un potenziamento delle loro capacità espressive

Una volta che abbiamo preso corpo attraverso la narrazione e la rappresentazione figurata, questi scenari diventano così un nuovo grande spazio aperto alla condivisione, il luogo in cui scambiare le diverse visioni e sul quale esercitare un nuovo senso della responsabilità: lo spazio di ognuno diventa componente indispensabile dello spazio comune.

I filmati

6 -8 anni:

La nave Nina

L’avventura dello scoiattolo

La canzone ‘Il pulcino ballerino’

8 – 10 anni

La canzone ‘Gallo Cristallo’

A cena dalle fate

Dedalo e Icaro

Da ‘Il GGG’ di Roald Dahl

Non conta l’altezza

12 anni

Da ‘La Storia’ di Elsa Morante

L’intervento di Cecilia Fazioli *,

Alzi la mano chi non si sente smarrito! Alzi la mano chi non si sente angosciato! Alzi la mano chi non si sente sospeso! Alzi la mano chi non si sente nel limbo!

Tutti sentimenti legittimi, emozioni che non trovano parole, che rimbalzano tra le nostre quattro mura. Ci raccontano che è bello restare a casa, perché si recupera il tempo, perché così cambiamo le nostre abitudini.

Da pedagogista, ma ancora prima da madre la mia confusione emotiva non mi lascia spazio all’ozio, a trovare parole e narrazioni dentro di me.

Così i giorni trascorrono nel dedicare tempo alla cura dei figli che ne hanno bisogno, perché le parole nascoste, le parole smarrite, le parole non dette appartengono anche ai bambini e ai ragazzi.

Credo che in questo tempo, siamo alla ricerca di sicurezza, di conferme che tutto tornerà come prima, ma sappiamo noi adulti, che niente sarà più come prima.

Di fronte a questi corpi adulti che si muovono impazientemente per casa, corpi che rubano un po’ di libertà durante una passeggiata si trovano i figli. Bambini che non frequentano la scuola da tante settimane e altrettante ne seguiranno.

Genitori tormentati dal tempo scolastico che stanno perdendo, genitori convinti che un tempo a casa sia un tempo perso. Paura che non impareranno le tabelline, o i verbi, preoccupazione per le lingue straniere che non allenano.

E allora ben vengano i compiti. Compiti per riempire il tempo, ma di quale significato?

Da persona che da anni si occupa di educazione e di relazione genitori/figli mi rammarica osservare che a fronte di cambiamenti epocali e veloci ai quali siamo messi difronte, ci sono ancora genitori che cercano la rassicurazione di una didattica nozionistica, performativa e competitiva. Non importa se il mondo e le vite di oggi sono sempre più complesse e il disagio esistenziale appartiene alla maggior parte, quello che i genitori chiedono sono risposte sicure e certe. Meglio continuare a non interrogarsi su quali sono i desideri, i talenti dei propri figli e quindi anche in questi giorni dove tutti siamo smarriti, si cerca la sicurezza delle risposte convenzionali. Non sarebbe più sincero navigare nell’incertezza, mostrare quello che c’è, così nudo e crudo? Sarebbe un modo per creare spazio autentico, spazio per esplorare risorse nuove.

Come scrive Antonia Chiara Scardicchio docente all’Università degli studi di Foggia  “la creatività non è la sorella scema della Conoscenza, ha un valore epistemico cruciale per la sopravvivenza biologica e per quella esistenziale….“.

E allora perché adesso vogliamo vedere a tutti i costi nella didattica a distanza un valore formativo che si consegna all’insegnamento? No, l’insegnamento ha prima di tutto bisogno di presenza, l’insegnamento ha necessità di esperienza, l’insegnamento è confronto e dialogo. E poi avrebbe bisogno di Bellezza, qualità dimenticata tutti i giorni del calendario scolastico. Tutti pronti a usare qualsiasi genere di prodotto che viene dal web, pur di fare scuola, dimenticandoci che a fronte di questo dolore diffuso, che pressa durante tutti i giorni, da più giorni, tutti noi, bambini compresi, abbiamo bisogno di nutrirci l’animo con belle immagini e bei suoni. Non può essere che pur di credere che non si sta perdendo tempo didattico, sia ammissibile somministrare qualsiasi genere di video, commento, letture, disegni…

E’ importante domandarsi perché si chiedono o si stanno somministrando lezioni e compiti. C’è forse bisogno di placare le paure di quello che si sta sgretolando attorno a noi? Rischi di fallimenti di aziende, padri e madri in cassa integrazione, tutti lontano da tutto, è questo lo sfondo che fa credere che i compiti ci salveranno?

Rimanere indietro con il programma (programmi che non esistono, perché esiste la libertà di insegnamento) è il tormento di tante famiglie; ma si pensa davvero che trovarsi la vita sconvolta repentinamente faccia rimanere indietro? Ma indietro rispetto a cosa? Apprendere dalla vita prima di tutto, questo adesso diventa indispensabile. Del resto le indicazioni del Miur riconoscono il valore della apprendimento informale e non formale. Bene, proprio l’educazione informale è quella che si impartisce in queste settimane di non frequentazione scolastica e prima di tutto è fare i conti con la limitazione della libertà.

Siamo tutti in casa in quarantena per evitare contagi, ma le malattie dettate dai compiti perfomativi, quelli non fanno paura: mettere le crocette, rispondere a domande chiuse, fare il riassunto, ripetere i verbi irregolari di inglese davanti ad uno schermo, in solitudine, tutto ciò che cosa suscita nei ragazzi? Qualcuno ha provato a chiedere loro che cosa pensano, cosa sentono di questi giorni? La tutela della salute psico-emotiva passa da garantire la motivazione, il coinvolgimento dei bambini e ragazzi, che oggi prima di tutto sono figli e cittadini e poi studenti.

Ci sono ottime possibilità alternative che curano e difendono dalla didattica inerziale. Si tratta di ascoltare bambini e ragazzi e fare loro raccontare che cosa provano, che cosa vivono in questo momento e permettere loro di tradurlo in storie disegnate, scritte, filmate, fotografate. In questo tempo si può passare dalle parole ai fatti: le competenze trasversali, le soft skills che tanto piacciono alla scuola, devono riempirsi di azioni significanti e significative, adesso. E’ giunto il momento di dare spazio al dialogo, ad una presenza davvero autentica in famiglia e attraverso contatti video con gli amici distanti.

Dare spazio alla creatività, alla collaborazione perché questo è un momento che ognuno ha il diritto di vivere ed elaborare come può, nella libertà, almeno quella che ci rimane, che riguarda il nostro animo, il nostro mondo profondo quello che nessuno deve violare. La didattica a distanza rischia di violare un tempo delicato, un tempo della paura e della speranza, vissuto dalle famiglie che stanno cercando di sostenersi con i propri equilibri personali.

Prendiamoci quindi il tempo per riflettere, genitori e insegnanti, per comprendere a fondo con il cuore, con la pancia se i compiti rispondo ai bisogni di questo momento, un momento nuovo che necessità di farsi domande, prima ancora di offrire risposte.

Farsi domande non è più opzionale, è urgente.

* Cecilia Fazioli è pedagogista, facilitatrice e counsellor, già co-fondatrice di una scuola parentale nel Faentino. Vive a Faenza.