Valutazione delle Charter Schools, luglio 2013, di Norberto Bottani

Valutazione delle Charter Schools degli USA

Comparazione tra il rendimento delle “Charter Schools” e le scuole statali tradizionali

Negli USA si è tentato agli inizi del 1990 di proporre una riforma radicale del sistema scolastico statale. Occorre ritenere che negli USA le scuole statali sono la stragrande maggioranza e che la qualità della scuola dell’obbligo (scuole primarie e scuole secondarie) non è brillante. Inoltre nel sistema statale d’istruzione negli USA non ci sono le scuole per l’infanzia.

Il presidente Obama ha rilanciato la proposta della generalizzazione delle scuole per l’infanzia. Un altro gruppo politico, d’indirizzo centro-destra che include anche molti democratici, ha invece proposto il progetto delle “charter schools” che attribuisce alle scuole autonomia e indipendenza. L’esperienza è in corso da vent’anni circa, non attecchisce e i risultati non sono brillanti. Ci sono eccellenti “charter schools” e altre mediocri. In questo articolo si presenta l’ultima valutazione pubblicata nel giugno 2013, svolta all’università di Stanford, delle “charter schools” la quale comproverebbe che non esiste una grande differenza tra scuole tradizionali statali e scuole “charter”. Quindi non ci sono molto speranze che qualcosa cambi in meglio come non ci sono prove che dimostrano la validità delle scuole materne sul rendimento scolastico a 15 anni. Non è seguendo queste vie che le scuole statali tradizionali diventeranno più giuste, più eque, più efficaci. Le minoranze etniche, gli alunni poveri ( la loro proporzione negli USA è altissima) restano marginalizzati, sono scartati dalla via maestra che li porterebbe alla formazione universitaria di alto livello. Le disparità sociali di fronte all’istruzione permangono.

da Norberto Bottani website

Le “Charter Schools”

Le “Charter Schools” sono un’esperienza USA che ha circa vent’anni e che è stata avviata per rinnovare il sistema scolastico statale, per migliorarlo ossia per renderlo più efficiente ; più giusto, più efficace.
L’ipotesi principale alla base delle “Charter Schools” è la dispensa per le scuole di qualsiasi obbligo burocratico- amministrativo. In cambio le scuole ricevono una somma di denaro pari al loro costo reale per lo Stato e con quella somma le scuole possono fare ciò che vogliono, organizzarsi come meglio credono, impostare i curricoli che preferiscono, scegliere e licenziare gli insegnanti, ecc. Si tratta insomma di una forma di massima autonomia .

Il principio non è applicato però con rigore. Una scuola per diventare autonoma deve chiedere l’autorizzazione , il che è normale in quanto si tratta sempre di funzionare con fondi pubblici provenienti dallo Stato e versati dai cittadini con le imposte. Orbene, le regole per autorizzare una scuola ad andare sotto contratto, ad essere data in appalto ad un gruppo di insegnanti o di genitori o di industrie private, variano da uno Stato all’altro. Le leggi che regolano le autorizzazioni sono discusse e votate nei Parlamenti degli Stati. Ciò ha permesso ai fautori delle scuole tradizionali, ai difensori puri e duri delle scuole statali, di imbrigliare l’esperienza che non è proprio libera come lo speravano i promotori.

Un’esperienza imbrigliata

In ogni modo l’esperienza delle “Charter Schools” negli USA continua. Non si espande a macchia d’olio perché ci si è presto accorti che fondare e dirigere una “Charter School” non è affatto una faccenda semplice. La burocrazia in altri termini è comoda assai, permette di non pensare, di limitarsi ad applicare i regolamenti, di inventare di nascosto, in modo clandestine, sotterfugi per stare a galla, per non perdere la faccia con le famiglie e gli studenti. D’altra parte è subito successo che tra i promotori delle “Charter Schools” se ne sono viste delle belle, sono apparsi approfittatori di ogni genere che promettevano mari e monti con le risorse provenienti dall’ente pubblico. L’avvio dell’esperienza non è stato affatto facile.

Non si valica l’Atlantico

L’esperienza non è sbarcata nell’Europa Continentale dove i difensori della scuola statale tradizionale sono molto agguerriti. Ha fatto invece una comparsa in Inghilterra, ma non ha attecchito né in Scozia, né in Irlanda, né nel Paese di Galles.

In questo sito ci sono svariati articoli sulle “Charter Schools” perché l’esperienza intriga. In fondo è il solo tentativo importante per rinnovare il sistema scolastico tradizionale apparso nel corso di questi ultimi vent’anni. Ovviamente non esiste nessuna esperienza del genere in Italia. I lettori che vorrebbero documentarsi potrebbero svolgere una ricerca in questo sito con la parola chiave “innovation” oppure con “Charter Schools“. Luisa Ribolzi ha predisposto per l’ADI un bel testo su questa esperienza che si trova cliccando qui.

Il Centro di ricerca sui risultati scolastici [1] dell’Università di Stanford ha pubblicato alcune settimane fa un documento molto interessante di valutazione delle “Charter Schools” negli Usa. Il nuovo documento si intitola “National Charter School Study 2013″ ed è allegato in inglese a quest’articolo. Il documento precedente uscito nel 2009 aveva sollevato a suo tempo molte polemiche come le sta del resto suscitando anche questo la cui conclusione non è per nulla elogiosa per le “Charter Schools” perché conclude che non ci sono molte differenze tra le “Charter Schools” e le scuole statali tradizionali. Una conclusione del genere è molto deludente per i promotori della riforma delle “Charter Schools” che lottano da decenni contro la burocratizzazione del sistema scolastico americano.

Il documento di CREDO

Le “Charter Schools” continuano a giocare un ruolo centrale nelle riforme scolastiche in tutti gli Stati Usa. La popolazione scolastica che frequenta le “Charter Schools” è pari a circa il 4% del totale della popolazione che frequenta le scuole statali negli USA, un nonnulla, ma una proporzione che continua a crescere ogni anno . Ci sono circa 6000 “Charter Schools” negli USA che nell’anno scolastico 2012-2013 erano frequentate da circa 2,3 milioni di studenti. Anche in questo caso i numeri non sono affatto impressionanti. Ciò rappresenta però un aumento dell’80% rispetto al numero di studenti frequentanti le “Charter Schools” nel 2009, ossia quando CREDO ha pubblicato il suo 1º rapporto nazionale sui risultati delle “Charter Schools” intitolato Multiple Choice : Charter School Performance in 16 States.” che riguardava 16 Stati.

Sviluppo delle “Charter Schools ” negli USA

Nell’anno scolastico 2012-2013 il numero degli Stati che autorizzano la creazione di “Charter Schools” è salito a 42, ossia quasi tutti gli Stati dell’Unione che sono 50. Siamo ancora ben lontani da una copertura generale anche se l’esperienza delle “Charter Schools” non è ormai più un’ esperienza locale ed è assai rilevante sia per il numero di studenti che vi partecipano che per il numero degli Stati coinvolti. Diversi Stati che hanno una legge sulle “Charter Schools” hanno avviato di questi tempi una procedura legislativa di revisione sia per potenziare la legge stessa oppure per alleggerire le procedure di autorizzazione delle “Charter Schools” . Durante questo periodo un certo numero di scuole statali tradizionali, per esempio a New Orleans in Luisiana oppure a Memphis nel Tennessee, sono state chiuse e sono state sostituite con “Charter Schools” completamente autonome. Le aspettative sul rendimento di queste nuove “Charter Schools” sono molto elevate anche perché le”Charter Schools” possono pure essere chiuse se non forniscono risultati accettabili.

Valutazioni difficili

È molto difficile effettuare valutazioni che comparino le “Charter Schools” con le scuole statali tradizionali perché le i criteri di autorizzazione per aprire delle “Charter Schools” cambiano da Stato a Stato per cui le “Charter Schools” possono essere molto diverse da uno Stato all’altro. Non esiste dunque un documento che fornisca una visione globale delle prestazioni delle”Charter Schools”.

Estensione dell’esperienza

Nel nuovo documento pubblicato dall’università di Stanford sono inclusi tutti gli Stati che erano presenti già nel documento del 2009. Inoltre sono stati aggiunti nuovi Stati per un totale di 10. Gli Stati che hanno partecipato all’indagine raggruppano in totale il 95% di tutti gli studenti che negli USA sono iscritti nelle “Charter Schools”. In totale dunque 26 stati hanno partecipato all’indagine. Si parla però di 27 stati perché si è aggiunto anche il distretto federale di Washington D.C. che è la capitale degli USA e che fruisce di condizioni particolare. In questo articolo parliamo di 26 Stati anche se nel documento i dati riguardano 27. Questi dati di per sé indicano che il tentativo di ribaltare il sistema statale scolastico negli USA smantellando l’apparato scolastico che governa il settore statale finora non è riuscito. Il numero di studenti e di scuole coinvolte in questa esperienza è troppo esiguo rispetto al totale delle scuole tradizionali statali. Ci sono voluti vent’anni per arrivare a questo punto e ancora non si sa se la maggiore autonomia concessa alle scuole consente miglioramenti sostanziali negli apprendimenti. Moltissime ricerche del resto indicate in questo documento sono state svolte sulle”Charter Schools” ma dall’insieme di queste ricerche non emerge nessuna indicazione precisa. Sia i risultati sia il metodo di lavoro possono essere contestati sul piano scientifico con argomenti più o meno pertinenti per cui si possono trarre dai dati che si raccolgono conclusioni opposte ; Di una cosa però si può essere certi : la costituzione, l’apertura, la gestione di una scuola totalmente autonoma che dispone di tutte le risorse stanziate dallo Stato non è un’ esperienza facile da condurre. La maggioranza del corpo insegnante del resto è del tutto impreparata ad assumere questa responsabilità. Dal dire al fare come ben dice il proverbio c’è di mezzo il mare. In questa situazione, negli USA, si sono abilmente inseriti alcuni enti che hanno offerto le proprie competenze per gestire le scuole autonome. Va da sé, che questi enti non sono dei mecenati, hanno una finalità lucrativa, si fanno retribuire, tolgono quindi una parte delle risorse che potrebbero servire alla scuola autonoma per innovare, risorse invece che nella scuola statale sono per legge utilizzate per l’insegnamento e l’apprendimento, in particolare per il supporto degli studenti disabili.

Critiche al documento di CREDO

Il documento pubblicato dal centro di ricerca dell’Università di Stanford è stato esaminato e criticato dal Centro nazionale di valutazione delle politiche sull’istruzione [2] più volte menzionato in questo sito e che si trova presso l’Università del Colorado. Tra l’altro vale la pena sottolineare come la ricerca scientifica sull’istruzione negli Stati Uniti è distribuita tra i centri universitari cosa che succede anche in Germania mentre nulla di simile si verifica in Italia. Il documento rilasciato dal Centro nazionale sulle politiche dell’istruzione commenta con un titolo molto perfido il documento dell’Università di Stanford : “CREDO’ Significantly Insignificant Findings” [3]. Anche il sottotitolo non lascia dubbi in materia : pur trascurando i difetti analitici principali, il documento semplicemente conferma che le”Charter Schools” non fanno meglio delle scuole statali tradizionali. Anche il comunicato stampa del centro si può ottenere in inglese cliccando qui http://tinyurl.com/ldpzgzy ed è allegato a questo articolo.

I punti deboli dell’indagine

Il documento del Centro nazionale di ricerca sulle politiche dell’istruzione contesta subito l’affermazione di CREDO secondo cui gli studenti delle ” Charter Schools” conseguono punteggi migliori nei test di comprensione della lettura che non gli studenti delle scuole tradizionali statali. Il documento CREDO pretende di identificare differenze dei risultati tra studenti delle “Charter Schools” e studenti delle scuole statali tradizionali. I risultati messi in evidenza dall’indagine svolta dall’Università di Stanford possono essere riassunti in due punti essenziali :

(a) un piccolo effetto positivo sui punteggi in lettura e nessun impatto sui punteggi in matematica per gli studenti che frequentano le “Charter Schools” ;

(b) un miglioramento relativo nella media dei punteggi e della qualità delle “Charter Schools” dopo l’ indagine CREDO del 2009.

Gli autori dell’esame del documento [4] concludono però che ci sono sufficienti ragioni per essere cauti nell’interpretazione dei risultati di questa indagine. Talune di queste ragioni concernono aspetti rilevanti di natura metodologica ; altre ragioni invece riguardano questioni fondamentali sul significato reale dei punteggi conseguiti.

I due autori attirano attenzione sul fatto che l’approccio statistico utilizzato per comparare le “Charter Schools” con scuole virtualmente gemelle del sistema scolastico statale non controllano per esempio in modo adeguato le differenze esistenti tra famiglie che inviano i figli alle “Charter Schools” e famiglie invece che scelgono le scuole statali. Questa assenza di controllo può produrre deformazioni nei risultati.

Secondo i due valutatori i ricercatori di CREDO a Stanford non giustificano in modo sufficiente la stima della crescita dei miglioramenti delle “Charter Schools”. Inoltre utilizzano modelli di regressione statistica che non tengono in considerazione l’indipendenza delle osservazioni e soprattutto ignorano la misura dell’errore, due presupposti chiave per analisi di questo tipo. Questi aspetti “tecnici” potrebbero facilmente implicare differenze nelle conclusioni molto più importanti di quanto non potrebbero risultare o potrebbero essere attribuite alle differenze tra le “Charter Schools” e le tradizionali scuole statali.

Anche se i rilievi riguardanti questi aspetti metodologici fossero trascurati, i due valutatori rilevano che l’indagine dimostra la presenza di una differenza minima tra “Charter Schools”e scuole statali tradizionali : “meno dello 0,01 dell’ 1% della varianza nei test strutturati è spiegabile con la frequenza di una “Charter School””. In particolare, gli studenti frequentanti le”Charter Schools” forniscono un punteggio nei test di lettura con una deviazione standard dello 0.01 percento e una deviazione standard dello 0.005 percento più bassa nei testi di matematica che non i loro compagni che frequentano le scuole statali tradizionali.

“Con un campione molto ampio come questo, quasi qualsiasi effetto sarà statisticamente significativo” concludono i due valutatori, “ma in termini pratici questi effetti sono talmente piccoli da potere essere considerati, detto senza nessuna iperbole, come triviali”.

Il punto di vista dei promotori delle”Charter Schools” 

I sostenitori delle “Charter Schools” invece gongolano e leggono il documento dell’Università di Stanford con altri occhi. L’indagine proverebbe che le ” Charter Schools” invece vanno bene e pertanto contestano l’analisi del Centro nazionale di valutazione delle politiche scolastiche dell’Università del Colorado.

Nel numero del 25 giugno 2013 della newsletter Gadfly che è il bollettino settimanale dei promotori delle “Charter Schools”, è stata pubblicata a cura di Andy Smarick una recensione positiva dell’indagine svolta da CREDO , ossia dal gruppo di ricerca dell’Università di Stanford [5].

Smarick attira l’attenzione sul fatto che nel 2009, quando fu pubblicata la prima valutazione delle “Charter Schools” da parte di CREDO un gran numero di “Charter Schools” risultavano assai buone ma molte avevano prestazioni inferiori a quelle delle scuole statali tradizionali locali. Quattro anni dopo la messa a punto di CREDO appena pubblicata che include tutti i sedici Stati che hanno partecipato la prima volta all’indagine nonché una decina di nuovi Stati dimostrerebbe che le prestazioni e la qualità delle “Charter Schools” migliora. Questo significa che i contestatori dovrebbero calmarsi, ma dopo la pubblicazione del nuovo documento non sembra sia il caso. Orbene, molte critiche non tengono conto del contesto nel quale si collocano le “Charter Schools” nonché della qualità di queste scuole. Per capire quanto sta succedendo nonché per cogliere i benefici reali delle “Charter Schools” si dovrebbe leggere l’intero rapporto dice Smarick e non limitarsi al comunicato stampa del Centro Nazionale di valutazione delle politiche per l’istruzione perché un gran numero di risultati significativi e di lezioni che si possono trarre da questa indagine evaporano se non si presta attenzione all’insieme delle informazioni raccolte dall’indagine.

Ecco per esempio, senza nessun ordine d priorità, alcune conclusioni che si possono trarre da questa indagine :

  • contrariamente a quanto si ritiene di solito, soltanto il 56% degli studenti che frequentano le “Charter Schools” vivono in una zona urbana ; l’altra metà degli studenti frequentanti le “Charter Schools” vive nelle borgate, nelle periferie delle metropoli, nelle zone rurali oppure in piccole cittadine ; le ” Charter Schools” non sono quindi un prodotto che serve ai ricchi, alle classi borghesi ;
  • la maggioranza degli studenti frequentanti le “Charter Schools” sono poveri ; la proporzione di poveri presenti nelle “Charter Schools” è maggiore che non la proporzione di studenti poveri presenti nelle scuole statali tradizionali locali ;
  • i punteggi conseguiti in matematica e in lettura dagli studenti delle “Charter Schools” sono superiori a quelli degli studenti che frequentano le scuole statali tradizionali (questa affermazione è contestata nella valutazione svolta dal Centro Nazionale di valutazione delle politiche dell’istruzione) ;
  • Le prestazioni delle nuove “Charter Schools” equivalgono a quelle delle“Charter Schools” più anziane ;
  • Nei 26 Stati indagati, lo studente medio delle “Charter Schools” ha un ritardo accademico iniziale più basso dei suoi coetanei frequentanti le scuole pubbliche tradizionali ; questo significa che gli studenti delle “Charter Schools” non sono in maggioranza gli studenti più dotati ;
  • Nelle “Charter Schools” i miglioramenti dal punto di vista dei livelli d’istruzione per gli studenti storicamente più svantaggiati ed in particolare per gli studenti provenienti dalla minoranza ispanica e la minoranza afro-americana nonché per gli studenti la cui lingua madre non è l’inglese come lingua sono importanti (questa affermazione è troppo generica perché non fornisce nessun termine di confronto oggettivo) ;
  • Il numero di studenti poveri o provenienti dalle minoranze che si inscrive nelle “Charter Schools” aumenta ; in altri termini, il numero di studenti che approfitta delle “Charter Schools” proviene dalla popolazione scolastica meno avvantaggiata ;
  • Nonostante tutto, continua a sussistere la grande varianza di prestazioni nel settore delle “Charter Schools” a livello nazionale. Talune “Charter Schools” sono di gran lunga migliori delle scuole tradizionali statali locali e questo fu già constatato nel 2009, però talune “Charter Schools” sono di qualità inferiore alle scuole statali tradizionali, ossia sono pessime. Questo significa che lo statuto di per sé non basta a rendere buona una scuola ;
  • Un’ ulteriore delusione proviene dalle“Charter Schools” che sono gestite da enti sorti per pilotare e gestire queste scuole [6] ; le scuole gestite da questi enti non sono così buone come ce lo si potrebbe attendere ;
  • Forse, l’aspetto più sorprendente è la grande varianza esistente nei risultati delle “Charter Schools” tra uno Stato e l’altro. In taluni Stati, le “Charter Schools” svolgono un lavoro straordinario e permettono a molti bambini di apprendere moltissimo, mentre in altri stati invece i risultati sono quanto mai deludenti ;
  • Non è sorprendente il fatto che negli Stati con “Charter Schools” eccellenti, l’ente che autorizza l’apertura di “Charter Schools” sia un ente autonomo e indipendente. Quindi la procedura di autorizzazione delle “Charter Schools” conta molto.

Secondo i promotori delle ” Charter Schools” il documento di CREDO2013 presenta risultati incoraggianti. Sembrerebbe infatti che l’aspetto principale che contraddistingue l’esperienza delle “Charter Schools” funzioni veramente secondo le ipotesi iniziali. In altre parole, la strategia della franchigia dalle regole statali ha avviato modalità di miglioramento continuo per un sistema di scuole : quando si mette a punto una strategia che consiste a chiudere le pessime scuole statali per rendere possibile l’apertura di un nuovo tipo di scuole, anno dopo anno si osserva uno slittamento dalla mediocrità verso risultati superiori nelle scuole e un miglioramento progressivo degli apprendimenti.

Il fattore tempo nelle riforme scolastiche

Tutto ciò richiede per forza politiche oneste e robuste nonché molta esperienza specialmente da parte di coloro che sono chiamati ad autorizzare l’apertura di nuove “Charter Schools”. Il settore delle “Charter Schools” sembra dunque sulla via di un miglioramento continuo. Questo sarebbe un aspetto positivo per tutti i bambini che necessitano di un’ istruzione migliore e per ottenere risultati scolastici più accettabili di quelli che si ottengono nel sistema scolastico statale tradizionale. Resta il fatto che non si cambia il sistema scolastico statale tradizionale da un giorno all’altro. Ci vuole tempo, molto tempo per modificare un sistema scolastico anchilosato, con abitudini rigide difese a spada tratta da una moltitudine di centri di potere : l’esperienza delle “Charter Schools” lo sta dimostrando in maniera molto eloquente. Dopo un ventennio, solo una minima parte delle scuole statali tradizionali è stata chiusa ed è stata sostituita con un nuovo tipo di scuola nel quale prevale il principio dell’autonomia gestionale e dell’indipendenza pedagogica.

Una lezione che si può trarre da questi documenti è quindi la seguente : non si cambia il servizio scolastico statale tradizionale da un giorno all’altro, sempreché si persista a mantenere in vita un’ impostazione del servizio scolastico statale obsoleta, superata dalle trasformazioni tecnologiche, economiche e soprattutto socio-culturali. Si potrebbe a questo punto emettere l’ipotesi che forse ci sono altre procedure per generare e instaurare un servizio di istruzione pubblico efficiente, giusto, eccellente per tutti, nessuno escluso per le sue origini socio-culturali, secondo i criteri elencati nella Dichiarazione universale dei diritti dell’infanzia, per cambiare rapidamente, in tempi brevi, il sistema scolastico statale tradizionale. Ma per farlo occorre coraggio, forse troppo coraggio ed una prospettiva di questo tipo non si può che sognarla.