Una recensione di Claudio Giunta al libro di Fernand Deligny, I vagabondi efficaci e altri scritti, a cura di Luigi Monti, Edizioni dell’Asino 2020.

Alle scuole elementari avevo in classe un bambino problematico. Un po’ più grosso degli altri, impacciato nei movimenti, rissoso, lentissimo nell’imparare. Erano anni in cui non ci si curava molto dei bambini problematici: stavano lì. Massimo stette lì un paio d’anni, tra la terza e la quarta, poi sparì, finì da qualche altra parte, non saprei dire dove, e non ricordo che nessuno se lo chiese, tolse semplicemente l’incomodo, e la vita in classe, rimosso quell’ostacolo, continuò più spedita di prima. In quel libro bellissimo che è Nati due volte, Pontiggia racconta dell’atmosfera di solidarietà tra i compagni di scuola che si crea attorno a una ragazza ‘che soffre di un disturbo’ (la ragazza non riesce ad articolare bene le parole, non le esce la voce).

L’estate che verrà. Un documentario di Claudia Cipriani su tre scuole statali.

L’ESTATE CHE VERRA’ racconta l’inizio di una rivoluzione, necessaria ma ancora sconosciuta, che sta avvenendo in quella parte di scuola pubblica italiana che ha deciso di cambiare. Abbiamo passato un anno intero in tre scuole, di tre gradi diversi d’istruzione e di tre luoghi diversi del Paese.

Il web come strumento di democrazia, di Andrea Sola

Queso articolo affronta il tema dell’utilizzo degli strumenti telematici senza cadere nella falsa alternativa tra scuola in presenza e scuola ‘in remoto’. Questa situazione emergenziale ci offre  la opportunità di affrontare in una diversa luce il problema delle potenzialità offerte dalla comunicazione virtuale e le caratteristiche nuove che essa rappresenta rispetto sia alle forme di trasmissione del sapere tradizionali che alle modalità di relazione che vengono usualmente praticate nella scuola.

Una esperienza che fa riflettere

PANDEMIA O PANDEMENZA?

 Lo studioso dell’educazione Sugata Mitra affronta uno dei più grandi problemi dell’istruzione: i fondamenti della capacità reale di apprendere. La straordinaria attualità di tali esperienze risulta particolarmente evidente nelle presenti circostanze.

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LA SERIE GOMORRA: UNA FORMA DI VIOLENZA SUI MINORI NAPOLETANI di Andrea Sola

LA SERIE GOMORRA: UNA FORMA DI VIOLENZA SUI MINORI NAPOLETANI

di Andrea sola

La tesi che qui voglio sostenere è che il fenomeno della serie Gomorra non è stato compreso in tutte le sue implicazioni a mio parere perverse sulla vita dei ragazzini napoletani. Questa presa di posizione non ha nulla a che fare con le polemiche che stanno accompagnando questo argomento, polemiche tutte strumentali a logiche di ordine politico, e sopratutto non intendo criticare le posizioni di Saviano a proposito della situazione napoletana, che in linea di massima condivido; non intendo sopratutto attribuire alla serie Gomorra alcuna responsabilità diretta che voglia stabilire una relazione causale tra i comportamenti violenti dei giovanissimi napoletani e popolarità della serie. Vorrei invece analizzarne il contenuto e la forma in relazione alla acclarata ed incontrollabile invasività che ogni prodotto massmediale di larga fruizione produce inevitabilmente su personalità fragili e vulnerabili. Per questa ragione ritengo colpevole avere un atteggiamento superficiale o ‘tollerante’ di fronte a fenomeni di tale rilevanza, opinione questa  peraltro ampiamente condivisa dagli educatori cittadini.

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Cultura in movimento. un progetto politico-culturale nella zona di Alba. di Alberto Contu

Alberto Contu

Cultura in movimento è un progetto,un movimento, uno stile di educazione sociale, popolare e comunitaria. Con questo progetto intendiamo ribadire la necessità e l’opportunità di un lavoro educativo integrale e non settoriale, aperto e in dialettica costante con i temi che riguardano la città – polis (o i paesi o i quartieri), vera figura e vero luogo pedagogico in cui si esplicitano i rapporti sociali e di produzione esistenti. Significa mettersi in dialogo con pari dignità pedagogica con tutte quelle esperienze formali (scuola, parrocchie, centri educativi) e informali (famiglia, gruppi amicali tra pari e non) per far fronte all’avventura pedagogica di una comunità senza ricadere in sterili e deboli dinamiche di animazione socio-culturale, e in vaghe e fuorvianti offerte di svago e intrattenimento frutto della “cultura” del tempo libero.

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“Come pensano i bambini?” il titolo degli incontri con Andrea Sola – 30 novembre 2019

Il problema oggi è lasciar vivere i bambini, non guidarli

I bambini non ragionano come gli adulti perché “il mondo dell’intelligenza infantile si muove con criteri diversi, dove l’elemento affettivo è nettamente dominante. Gli adulti al contrario si costruiscono una serie di ideologie, o idee di copertura, per difendersi e non prendere in considerazione la dimensione affettiva, soprattutto se ci sono questioni irrisolte nella propria infanzia”. Parte da queste considerazioni il pensiero di Andrea Sola, redattore del sito educareallaliberta.org che sabato 30  novembre sarà ospite della Bottega delle scoperte di Besozzo per due incontri intitolati “Come pensano i bambini?”: il primo dedicato a docenti ed educatori, al mattino, e il secondo invece rivolto ai genitori nel pomeriggio.

Il testo dell’intervista pubblicata su Varese News il 25 novembre 2019

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A proposito dell’esperienza della preside Maria De Biase

A proposito dell’esperienza della preside Maria De Biase, ieri andata in onda nel programma “Che ci faccio qui” su Rai 3
di Andrea Sola

Credo sia utile e necessario evidenziare, a proposito dell’esperienza condotta dalla dirigente Maria De Biase nell’Istituto Comprensivo di Santa Marina di Policastro e precedentemente in quello di Scario, come essa rappresenti non soltanto un esempio di efficace e coerente rispetto dei principi ecologici ambientali ed alimentari, ma anche, e forse prima di tutto, un esempio di come sia possibile indirizzare le attività didattiche allo sviluppo di una reale comunità educante.

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Un articolo di Andea Sola: Il sistema scolastico danese: dove le famiglie sono parte attiva

di Andrea Sola

In Italia siamo di fronte a due posizioni assolutamente divergenti di fronte al problema di come affrontare la crisi del sistema scolastico. Una è quella che si propone di salvare la scuola pubblica, l’altra si propone di salvare i propri figli dalla scuola pubblica. Ognuno di essi ha dunque ottime ragioni per giustificare il proprio impegno.

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Abbandono Scolastico: esiste una relazione con comportamenti devianti? di Emanuel Mian e Massimiliano Fanni Canelles IRIDSA

Abbandono_scolastico: esiste una relazione con comportamenti devianti? Cause, osservazioni, e proposte di intervento.

a cura di Emanuel Mian e Massimiliano Fanni Canelles

Istituto di Ricerca Internazionale sul Disagio e la Salute in Adolescenza

 

Un testo di Alice Miller

I consigli che si danno per l’educazione dei bambini rivelano più o meno chiaramente la presenza di molteplici bisogni dell’adulto, di natura molto varia, il cui soddisfacimento non solo non è salutare per la crescita vitale del bambino, ma addirittura la ostacola. Questo vale anche per i casi in cui l’adulto è onestamente convinto di agire nell’interesse del bambino.

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Il fenomeno delle baby gang a Napoli

di Andrea Sola

In questo dibattito si fa un gran parlare della funzione salvifica della scuola e dell’educazione in genere che sarebbe l’unica soluzione per sradicare il problema, va detto che, se è certamente vero e quasi ovvio che questi ragazzini dovrebbero essere tolti dalla strada ed inseriti in strutture di carattere educativo, il limite di questa soluzione sta nel fatto che si dia per acquisito che sia sufficiente destinare maggiori risorse alla scuola o ad ad altre strutture già esistenti sul territorio che sarebbero di per sé  in grado di far fronte a questo compito.

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Lettera a un porfessore: come contenere l’incontenibile, di Andrea Sola

Il mio amico Claudio, un professore di lungo corso alle prese con una classe particolarmente vivace di un istituto professionale, ma soprattutto con dei colleghi che hanno un rapporto conflittuale con i ragazzi, mi chiede un parere al riguardo alla vigilia di un consiglio di classe in cui dovrà sostenere un confronto che prevede arduo.

Di qui il mio racconto di un episodio occorsomi qualche giorno prima qui a Napoli in cui si riproponeva una situazione analoga.

Questa è la lettera.

Caro Claudio,

l’episodio che mi chiedi di raccontarti è in qualche modo emblematico di un dilemma che ci si trova ad affrontare ogni volta che si è di fronte ad una palese incapacità dei ragazzi di comportarsi secondo le regole della convivenza che vengono normalmente praticate al di fuori della scuola, in contesti dove vige, diciamo così, una forma di rispetto reciproco.

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Violenza in un asilo: ecco la pedagogia nera ancora pienamente in atto.


Schiaffi, urla, bambini trascinati a terra:il video shock dell’asilo di Vercelli

Ecco la pedagogia nera ancora pienamente in atto! un caso davvero terrificante (avvenuto in un asilo di Vercelli ed emerso il 23 novembre cui è seguito l’arresto di tre maestre cinquantenni) di come la violenza sui bambini si possa esercitare del tutto nascostamente:

il meccanismo è sempre quello, diabolico, così perfettamente descritto dal concetto di “pedagogia nera” purtroppo completamente ignorato anche dai nostri educatori più progressisti (ironia davvero tragica: la scuola in questione è intitolata a Janus Korczak!!!).

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